Leggo sui social che il consigliere PD Roberto Cosolini lamenta che avrei aperto una polemica nei suoi confronti.

Non credo, io ho solo evidenziato come la riforma Serracchiani Telesca, che Cosolini sembra apprezzare, abbia portato profondi tagli sulla sanità regionale ed in particolare a Trieste.

Cosolini replica che “NON CI SONO STATI tagli negli anni di Serracchiani nel bilancio regionale di Sanità” e di essere stati costretti a ridurre i posti letto per acuti dai parametri nazionali fissati dal del ministero della Salute con il DM 70/2015.

È vero che gli standard nazionali fissati dal DM 70 imponevano la riduzione di posti letto, ma il DM 70/2015 non imponeva di tagliare i letti solo nell’ospedale di Trieste e di lasciarli intoccati nell’ospedale di Udine.

Così a Trieste i posti letto dell’ospedale sono passati da 764 a 608, quindi – 156, mentre a Udine i letti che erano 880 880 sono rimasti dopo la cura Serracchiani Telesca.

A patire ancor più di Trieste è stata la montagna friulana, in quanto da noi almeno un po’ di letti sono rimasti, mentre a Gemona e a Cividale non è rimasto neppure un letto, da 112 a 0. Due ospedali annullati! E poi si lamentano se la montagna viene abbandonata.

Ma oltre a tagliare i letti sono stati chiusi anche tanti reparti ospedalieri, e su ciò – secondo Cosolini – si sarebbero trovati d’accordo molti autorevoli professionisti, ritenendo che la soppressione dei doppioni non avrebbe penalizzato l’erogazione dei servizi ospedalieri.

Quindi sarebbero stati gli stessi medici a voler chiudere le strutture ospedaliere dove lavoravano? O forse Cosolini si riferisce agli universitari? Si sa che il PD aveva un debole per gli universitari, soprattutto se baroni, mentre buona parte dei primari ospedalieri erano considerati alla stregua di inutili poltrone, quindi da buttare, almeno secondo autorevoli esponenti della Giunta targata Serracchiani.

Così a Trieste furono soppressi reparti d’eccellenza come la 1° Chirurgica, la 3° Medica, l’Ortopedia ospedaliera, mentre la Medicina d’urgenza fu ridotta a mera appendice del Pronto soccorso. Qui i parametri nazionali non c’entrano, anzi gli standard del DM 70/2015 indicano come ottimale un numero di letti pari a 17.5 per struttura, mentre tutti i reparti chiusi a Trieste avevano un numero ben più alto del numero minimo previsto per legge.

Cosolini dice che erano doppioni, e che per questo furono tagliati, ma solo a Trieste, perché a Udine i doppioni rimasero: due ortopedie, due oculistiche, due urologie, due neurologie, due chirurgie plastiche, ecc. ecc.

Peraltro in tutta la regione, con l’eccezione di Udine, furono soppressi 80 tra reparti e servizi ospedalieri, cancellando così 80 équipe di professionisti con il loro patrimonio culturale, operativo e organizzativo frutto di studio ed esperienze pluriennali.

E così furono anche stroncate le possibilità di progressione professionale e di carriera dei medici ospedalieri. E poi si lamentano se i professionisti abbandonano il FVG.

Oltre ai danni prodotti dalla riforma Serracchiani Telesca oggi ci tocca anche la beffa.

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