Con gli ulteriori 71milioni stanziati per il nuovo Cattinara si raddoppia la cifra iniziale prevista e si arriva a 280milioni di euro.
Una somma importante, ma come andrà spesa? Ci saranno per i pazienti benefici reali e proporzionati ai soldi spesi?
Attualmente a Cattinara i malati vivono, dormono, sono curati insieme ad estranei, in stanze a due o tre o addirittura 4 letti. E sempre davanti a estranei devono parlare di aspetti personali, spesso delicati della loro vita, e proprio in momenti di disagio, sofferenza e preoccupazione. Ovviamente respirano l’uno l’aria espirata dall’altro e viceversa, inalando i virus e batteri trasmessi nell’aria dai compagni di stanza 24 ore su 24 per più giorni.
Bisogna smettere di pensare che l’ospedale sia un luogo pulito e sterile, dove i germi “cattivi” sono principalmente importati dall’esterno. Quante persone si sono ammalate di Covid in occasione di un ricovero ospedaliero? La pandemia sin dall’inizio si è diffusa grandemente nelle strutture di ricovero, anche quando le visite dall’esterno erano vietate e gli operatori lavoravano tutti con maschera e altri dispositivi di protezione efficaci.
Comunque, al di fuori del Covid, le infezioni ospedaliere da germi resistenti agli antibiotici sono un grande problema, del quale l’Italia detiene un triste primato per mortalità, e queste si diffondono nell’ospedale fra i degenti. Ogni anno nel nostro paese muoiono oltre 10mila pazienti per infezioni multiresistenti contratte durante il ricovero.
Per questo, e facendo tesoro della lezione dataci dalla pandemia, in tutto il mondo si sta ripensando alla struttura degli ospedali per meglio proteggere i degenti dalle infezioni e garantire condizioni di degenza più umane.
Ma il nuovo Cattinara cosa prevede? Niente, continueranno le degenze promiscue in stanze a due letti con bagno in comune, poiché nessuno sembra aver considerato che in ospedale ci si contagia soprattutto per la promiscuità delle degenze e che per questo le stanze singole hanno un grande significato dal punto di vista sanitario, prima che “alberghiero”.
Già vent’anni fa Renzo Piano progettava un modello d’ospedale immerso nel verde e con stanze tutte singole con un letto in più per un accompagnatore. Anche il prof. Umberto Veronesi, nel delineare gli scenari della sanità futura, raccomandava camere singole e la possibilità di ricevere i propri cari durante tutto l’arco della giornata, aggiungendo che: “anche questa è etica, anche questo serve a guarire, costa ma serve.” La Regione Lombardia continua ad ignorare il proposito del prof. Veronesi, forse perché molti percepiscono ancora la sanità pubblica come rivolta a poveri che devono accontentarsi e non pretendere, e sotto sotto pensano che la stanza singola sia un lusso per chi se la può permettere.
Ma oltre al contenimento delle infezioni la degenza singola significa umanizzazione delle cure, tra cui rientra appieno la tutela della privacy della persona e la presenza e il supporto dei propri cari. È importante per il malato ricoverato in ospedale poter ricevere visite ed è del pari importante per i parenti poterlo confortare in un momento di fragilità, ricordando che proprio gli anziani con problemi cognitivi traggono enorme beneficio dalla presenza di familiari, che tra l’altro possono così alleggerire il personale per quanto riguarda l’assistenza a questi pazienti “difficili”.
Lo scorso dicembre avevo presentato in Consiglio regionale un ordine del giorno volto ad adottare la stanza con letto singolo quale requisito strutturale per l’assistenza ospedaliera. La proposta è stata bocciata con un NO corale di tutti i consiglieri della maggioranza di centrodestra.
Si parla ampiamente di ammodernamento tecnologico, di campus didattico, di spazi per il Burlo, temi che rivestono giustamente grande interesse per l’ospedale, ma a nessuno interessa la sicurezza e la dignità del malato?
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