La Centrale regionale dell’emergenza di Palmanova ha aperto le porte al pubblico per far conoscere da vicino – secondo un comunicato ufficiale – “il modo con cui esperti e volontari operano durante l’emergenza”.
Così il 15 ottobre un centinaio di persone, tra famiglie con bambini, gruppi di volontari, singoli cittadini, hanno “invaso” la Centrale, affollandosi tra le postazioni degli operatori, mentre questi erano impegnati a raccogliere le richieste di soccorso per incidenti stradali, malori, infortuni, incendi, un lavoro che richiede la massima concentrazione.
E sempre all’interno di questi spazi i cameramen TV riprendevano le scene, mentre un responsabile del NUE 112, accanto alle postazioni di lavoro dava spiegazioni agli ospiti sull’attività della Centrale, sovrastando i centralinisti impegnati a gestire le richieste di aiuto.
Non è la prima volta che la Centrale d’emergenza viene aperta al pubblico, diventando una sorta di attrazione da visitare.
Eppure, nell’ambito dei servizi di soccorso e di sicurezza non esiste posto più riservato, più protetto della centrale operativa. Perché vi si trattano dati sensibili, perché la concentrazione degli operatori deve essere massima e quindi deve essere evitato qualsiasi disturbo che possa distrarre anche per un solo istante gli operatori.
Questo lo sanno bene i professionisti dell’emergenza, eppure anche per i laici non dovrebbe essere tanto difficile capire che è un lavoro che richiede silenzio, concentrazione, tranquillità, perché in qualsiasi momento può arrivare la chiamata difficile, che esige una comprensione immediata e da cui può dipendere una vita.
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