“Le storie che arrivano dai reparti di Pronto soccorso sono indegne”, ha dichiarato alla stampa il coordinatore della segreteria regionale del PD Salvatore Spitaleri, che attribuisce all’attuale amministrazione “incapacità di governo e di scelte”.

È surreale che un esponente del PD accusi oggi l’assessore di Forza Italia Riccardi, che si è fin qui ostinato a portare avanti una ripetizione della riforma Serracchiani Telesca nonostante il suo fallimento.

È inutile citare studi e pubblicazioni che fanno comodo quando i cittadini provano ogni giorno sulla loro pelle cos’è diventata la sanità in FVG. Quando telefonano al CUP per una visita o un esame e li rimandano ai prossimi mesi o anni. Quando chiedono aiuto al 112 e l’ambulanza arriva tardi, o non arriva. Quando vanno in Pronto Soccorso e sono costretti ad attese infinite in una sorta di bolgia infernale. Quando sono rimandati a casa perché non ci sono posti letto. Quando chiedono assistenza al Distretto che solo per qualcuno forse arriverà. E poi quando il loro medico va in pensione e non c’è nessuno a sostituirlo. Ecco questa è la sanità a cui ci ha portato la riforma Serracchiani Telesca continuata oggi con tenacia dall’assessore Riccardi, di cui si ricordano i proclami di quand’era consigliere di Forza Italia per la rinascita della sanità pubblica disastrata dall’amministrazione PD.

Come non ricordare gli impegni elettorali di 5 anni fa. Non si dovevano ripristinare le Centrali operative 118 a Trieste e negli altri capoluoghi di provincia? Non si dovevano far rinascere i reparti ospedalieri soppressi con la scusa che i primari erano inutili poltrone da buttare? Non si doveva rivedere la medicina territoriale superando gli inutili e dispendiosi CAP per offrire una vera assistenza a domicilio? Non si doveva porre fine all’odiosa pratica di far girare malati da un capo all’altro della regione per una visita o un esame? Non si doveva porre fine all’obbrobrio dei primari a scavalco negli ospedali di rete? E a proposito di piccoli ospedali non si doveva rivedere il piano di chiusura dei Pronto Soccorso e reparti di medicina nelle aree montane lasciate nel più totale abbandono? E le automediche che non ci sono? Non si ricorra all’alibi del Covid, cosa si è fatto nel 2018 e 2019? Né si può parlare di carenza di risorse perché non si mai speso tanto in sanità in FVG come in quest’ultimo periodo.

E soprattutto non si addossino tutte le responsabilità a Roma.

Che colpa ha lo Stato se i nostri medici sono i meno pagati d’Italia? Se i nostri operatori sanitari sono tra i più tartassati dagli uffici disciplinari quando osano protestare. E quindi se ne vanno verso lidi più ospitali.

Dopo 10 anni “di incapacità di governo e di scelte” occorre superare la politica degli annunci con un nuovo approccio rigorosamente tecnico valutativo, che partendo dall’analisi anche spietata dei dati, individui obiettivi misurabili e raggiungibili, coinvolgendo più operatori possibili ai diversi livelli. Solo così con un sistema trasparente e senza paura del dato, anche se denuncia insuccesso, si può attivare il percorso virtuoso per una vera riforma.

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