Eravamo fiduciosi, le voci che davano il Green Pass per morto si susseguivano da giorni, ma purtroppo la pervicacia del Ministro Speranza ha avuto la meglio ancora una volta. Spesso la politica si affida a simboli; e allora non è escluso che il Ministro abbia scelto per sé il Green Pass. Avrebbe potuto prediligere altri suoi marchi di fabbrica come gli Ospedali di Comunità o le Case di Comunità, anch’essi di dubbia utilità, ma forse contrassegni più adatti agli addetti ai lavori, ai tecnici della sanità. Volete mettere la forza evocativa del Green Pass quale strumento di potere, strumento di coercizione in guanto di velluto: e sì perché vieta, ma lo fa ammantandosi di probità.
Va detto che il passaporto verde, oltre che sigillo dell’azione politica di Speranza è altresì rappresentativo della nostra vita nella pandemia con il freno a mano tirato: scuola, lavoro, relazioni, tutto è rallentato e faticoso. A questo punto corre l’obbligo di un ragionamento, semplicistico, se si vuole, ma che merita attenzione, credo. Dalla crescita economica deriva un miglioramento individuale e collettivo di benessere in tutte le dimensioni della vita. Nel nostro sistema economico la capacità di spendere ed investire in sanità dipende dal PIL. Tra gli altri, vi sono due elementi che incidono sulla crescita economica: la stabilità e, da non trascurare “la percezione”. Si, la percezione: l’economia è una scienza sociale e pertanto le percezioni umane della situazione influenzano la domanda e l’offerta, il mercato. Per questo anche nel linguaggio ci si riferisce al mercato con aggettivi propri ad un essere umano: euforico, depresso, allegro, stabile, ecc.
Il Green Pass dà ancora la percezione di una pandemia virulenta e di fatto raffredda il mercato, lo deprime senza motivazioni epidemiologiche consistenti. La crisi ucraina, oltre alla tragedia umana dei civili, getta un’ombra di incertezza anche sull’Occidente benestante e certo non contribuisce ad una percezione ottimistica sul futuro.
A maggior ragione sarebbe stato opportuno lanciare un messaggio liberatorio almeno sul fronte COVID, ma evidentemente i simboli del potere sono duri da abbattere.
479Maria Struffi, Marisa Penco e altri 477Commenti: 190Condivisioni: 107
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