Questo il racconto della figlia:
“Mia mamma di 82 anni è stata portata due volte a Cattinara per finalmente avere una diagnosi di trombosi profonda agli arti inferiori. La prima volta – era il 21 settembre – mia mamma è arrivata in Pronto soccorso con l’ambulanza dopo che era stata vista a domicilio dalla guardia medica la quale aveva detto che non poteva darle niente se non avesse fatto un ecodoppler. Quindi non riuscendo a deambulare (anche perché a giugno ha fatto la protesi all’anca) è stata chiamata la Croce Rossa in quanto per arrivare all’appartamento deve fare circa 30 gradini. In Pronto soccorso la visita medica è durata in tutto 8 minuti e poi è stata riaccompagnata a casa senza che io abbia sentito nessun medico. E vi dirò di più mi ha chiamato alle 17 circa la Croce Rossa chiedendomi se fossi a casa perché stavano portando mia mamma. Mi sorge una domanda: ma se io non ci fossi stata la avrebbero lasciata davanti alla porta in quanto erano già per strada? Poi io al suo rientro ho chiamato in PS per sapere cosa aveva e mi hanno detto che è liquido da stasi. Credo che qualcuno mi avrebbe dovuto contattare telefonicamente anche perché così mi avevano detto quando hanno voluto il mio numero di telefono. Il 26 settembre la situazione era sempre peggio e dovendo andare a Cattinara alle 10 a fare i raggi di controllo dell’anca la sua dottoressa richiedeva raggi urgenti al piede per verificare che non sia rotto, visto che pochi giorni prima al Pronto soccorso non avevano fatto tale indagine. Le viene diagnosticata la sospetta frattura del calcagno, la Radiologia chiama una barella e viene portata in Pronto soccorso. In PS mi mandano via dicendomi che mi avrebbero chiamato per avvisarmi come andava. Alle 15 circa mi chiama un medico e mi dice che ha una trombosi profonda (che secondo me forse l’aveva già al 21) e che ora le danno come terapia l’anticoagulante. Io gli dico che mia mamma lo prende già da 6 anni, allora mi dice che mi richiama. Mi chiama dopo 10 minuti e mi dice che non ci sono posti e che viene dimessa e deve ritornare dopo 1 giorno e mezzo in ospedale. Gli chiedo se può fare le scale e mi dice di no e quindi chiama la Croce Rossa per il rientro. Mia mamma a quel punto viene abbandonata in corridoio fino alle ore 22 circa. Stiamo parlando di una persona anziana di 82 anni che non può alzarsi da sola per andare in bagno e che è in ospedale dalle 10 del mattino. Alle 19 circa mi chiama piangendo che la vado a prendere, altrimenti chiama un taxi perché non ce la fa più, ha bevuto un bicchiere d’acqua in tutto il giorno e una volta su sua richiesta l’hanno accompagnata al bagno. Io immediatamente chiamo in PS e chiedo come mai l’hanno abbandonata in corridoio e mi rispondono che per loro è dimessa, sta aspettando la Croce Rossa, e se voglio posso andare in PS a sincerarmi della situazione. A quel punto mi reco immediatamente in Pronto Soccorso e trovo mia mamma sempre su una barella con altre 15 persone vicino. Le ho portato da bere e accompagnata al bagno. Chiedo quando arriva la Croce Rossa e mi rispondono che non sanno; quindi parlo con il medico e gli infermieri e faccio presente a tutti che è imbarazzante come lasciano abbandonati i malati, senza bere e mangiare. La risposta è stata che mia mamma doveva dire che aveva fame e allora le avrebbero dato da mangiare. Aggiungo che essendo arrivate a casa alle 22 non è stato facile organizzare il trasporto all’ambulatorio trombosi per il giorno 28 settembre anche perché sulla carta di dimissione non c’era scritta la giornata ed io la carta di dimissione l’ho avuta in mano appena a casa consegnatami dalla Croce Rossa. Io credo che queste situazioni non siano normali e vorrei inoltre un altro chiarimento: perché in PS alla mattina non si può stare e dalle 19 in poi sì? Il covid alla sera non c’è? Ad oggi mia mamma sta facendo tutti gli esami esternamente con mille difficoltà sia motorie che per prendere gli appuntamenti. Una vergogna, purtroppo questa è la sanità di oggi a Trieste.”(lettera firmata)
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