La recente analisi sull’elisoccorso notturno aveva confermato con i numeri l’esistenza di ritardi e sprechi nel sistema di emergenza del FVG. Tale studio invece che sviluppare un dibattito sulle criticità evidenziate ha portato a reazioni di difesa, prevedibili ma inopportune da parte di chi dovrebbe gestire la cosa pubblica nella massima trasparenza.
Invece si assiste a una serie continua di comunicati che raccontano ogni giorno l’efficacia/efficienza del soccorso sanitario nella nostra regione, ma troppo spesso omettono particolari che darebbero un quadro più esatto e meno edificante della situazione.
Un esempio ci viene dall’infortunio occorso il 27 novembre scorso ad un ragazzo di 13 anni caduto da una tettoia a Vermegliano di Ronchi dei Legionari.
Sulla stampa era stato dato ampio risalto ai soccorsi prestati al ragazzo, sottolineando che “dopo la chiamata al Nue112 gli infermieri della Sores hanno inviato immediatamente sul posto l’equipaggio di un’ambulanza da Monfalcone e l’elisoccorso, e che il ragazzino è stato trasportato in volo all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, stabile non in pericolo di vita.” Suggerendo così un quadro di grande efficienza e velocità dei soccorsi.
Ma è andata proprio così?
Essendo, come noto, il fattore tempo determinate nell’attività di soccorso, dobbiamo analizzare gli orari, dati questi non presenti nelle notizie stampa.
La chiamata di soccorso alla Sores è stata registrata alle 17.55, l’équipe sanitaria dell’elisoccorso è giunta sul target a Vermegliano alle 18.30, oltre mezz’ora dopo. Il ragazzo è stato elitrasportato all’ospedale di Udine, dove è arrivato alle 19.30, oltre 1 ora e mezzo dopo l’allarme. Vermegliano dista 43 km dall’ospedale di Udine, percorribili in 33 minuti da un automezzo senza dispositivi supplementari di allarme (vedi percorsi Michelin), quindi se trasportato con autoambulanza il ferito avrebbe raggiunto l’ospedale di Udine almeno 30-40 minuti prima. Sembra paradossale ma non lo è, in quanto il maggior tempo impiegato dall’eliambulanza è determinato dagli standard che disciplinano il volo notturno, e di ciò dovrebbe sempre tenere conto chi gestisce i soccorsi.
Per questo intervento l’eliambulanza è decollata da Campoformido dopo 15 minuti dall’allarme per atterrare all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, da qui l’équipe sanitaria è stata trasportata con mezzo di terra al target (distante 5 km), quindi il ferito è stato trasportato con autoambulanza a Ronchi dei Legionari per essere imbarcato sull’elicottero, che è decollato alla volta dell’elibase di Campoformido, dove un’altra autoambulanza ha caricato il ferito per trasportalo all’ospedale di Udine.
In questo caso le condizioni cliniche del ragazzo – trauma arti inferiori, cosciente – erano stabili e il ritardo di ospedalizzazione non ha comportato alcun rischio, ma se ci fossero state concomitanti lesioni interne, sempre da sospettare nei traumi da caduta dall’alto, un tale ritardo di ospedalizzazione, e quindi di diagnosi e terapia, poteva essere determinante quoad vitam et valetudinem.
Non pare appropriato impiegare l’elicottero in tali casi, poiché oltre ad esporre il ferito ai pericoli connessi al ritardo di ospedalizzazione, c’è anche il rischio di non avere la disponibilità immediata dell’eliambulanza quando sarebbe davvero indispensabile, p.es. nei soccorsi nelle aeree alpine più distanti, che tra l’altro sono del tutto prive di automezzi medicalizzati.
E poi c’è il costo assai rilevante – per l’elisoccorso notturno la media è di 17mila euro a volo – per cui l’utilizzo inappropriato costituisce spreco di denaro pubblico, esponendo altresì a responsabilità erariale.
Ho quindi inteso interrogare la Giunta regionale per sapere come intenda garantire un uso più appropriato del mezzo aereo nell’attività di soccorso.
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