L’attuale profonda crisi del Pronto Soccorso di Cattinara è maturata in anni di trascuratezza che riguarda l’intero servizio sanitario della nostra città.

Non basta il piano concordato tra ASUGI e sindacati per risolvere il problema, i 5 punti del piano sembrano di per sé inadeguati. Vediamoli.

L’attivazione entro metà dicembre di 20 posti letto, e a stretto giro di altri 20, per i pazienti che hanno una necessità di cura a bassa intensità clinica e medio-alta assistenziale, pare essere l’anticipo dell’ospedale di comunità. Ma non si supplisce con questo alla carenza generale di posti letto per acuti dopo i tagli prodotti dalla riforma Serracchiani Telesca, che ne ha ridotto il numero da 764 a 608, ben 156 in meno. E con 40 letti di ospedale di continuità, che è una specie di RSA, si pensa di risolvere? È un semplice palliativo che darà qualche sollievo per un mese, forse due. E poi?

Il secondo punto prevede il miglioramento dei percorsi in area medica e internistica, portando da 7 a 15 i posti letto giornalieri per i ricoveri. Ma è una manovra comunque sbagliata, perché lo sbarramento ai ricoveri non dovrebbe semplicemente esistere. Non si può accettare che raggiunto il numero di 15 ricoveri il malato che ne ha bisogno non venga ricoverato e resti in barella per ore o giorni. È contro ogni buon senso, contro la salute dei malati, contro la norma, in quanto il medico di Pronto Soccorso a cui solo compete la decisione sul ricovero e ne ha la responsabilità non può essere impedito a ricoverare da un regolamento inventato da qualche burocrate. Sono stato primario del Pronto Soccorso e allora queste limitazioni non erano neppure concepibili, e del resto mai le avrei accettate, né di giorno, né di notte. E così i pazienti che arriveranno dopo il quindicesimo ricovero continueranno a restare in barella, con quel che ciò comporta in termini di rispetto della sicurezza e della dignità del malato.

Il terzo punto è il potenziamento del servizio di trasporto secondario per accelerare le dimissioni. Significa qualche ambulanza in più ed è una manovra sicuramente efficace, perché eviterà agli anziani ore e ore di attesa dell’ambulanza. Ma occorreva la denuncia plateale di tutto il personale del PS per pensarci?

La stessa cosa si può dire per l’opera di ampliamento dell’attuale struttura di 250 metri quadrati. La ristrettezza degli ambienti del PS era ben nota, perché non si è pensato prima visto che c’erano gli spazi per farlo? E soprattutto quando si prevede la conclusione?

E poi c’è il problema della sicurezza. Ben venga una sorveglianza fissa dalle 22 alle 6 del mattino come prevista dal quinto punto, ma le restanti 16 ore? Perché non pare che solo dopo le 10 di sera si scateni la violenza e che questa sparisca ai primi raggi del sole, come i vampiri. Forse si potrebbe fare qualcosa di più.

Questi sono i cinque punti che dovrebbero attenuare le criticità del PS, ma sono provvedimenti buttati là, senza una strategia. E allora perché non ampliare la vision e riprendere i piani di valorizzazione dell’ospedale Maggiore, attualmente assai poco e mal utilizzato? Il Maggiore opportunamente riorganizzato sarebbe un vero e proprio polmone per Il Pronto Soccorso (e poi per le torri quando e se ci sarà la ristrutturazione).

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