È successo a Trieste, la vittima è un signore di 70 anni.
Questi i fatti.
L’ uomo, residente in viale Ippodromo 2, telefona al 112 lamentando un forte dolore al petto e fatica a respirare – sono le 20.52. L’autoambulanza arriva sul posto alle 21.30. I sanitari lo trovano in arresto cardiaco, iniziano subito le manovre di rianimazione, ma il cuore non riparte. Il paziente viene trasportato a Cattinara dove cardiologi, anestesisti e cardiochirurghi fanno il possibile, ma il cervello è rimasto troppo a lungo senza ossigeno, i tentativi sono vani e alle 22.45 non resta altro che constatare il decesso.
Dolore toracico e dispnea sono sintomi che devono sempre far sospettare l’infarto, e si sa che nei primi minuti c’è il maggior rischio d’insorgenza di aritmie, che se non trattate subito conducono alla morte. Per questo il dolore toracico esige sempre un intervento urgente, e tanto più se, come in questo caso, accompagnato da difficoltà del respiro.
È inammissibile che per un’urgenza nel centro urbano di Trieste il soccorso arrivi dopo oltre mezz’ora dalla chiamata.
Inoltrerò un’interrogazione alla Giunta regionale per conoscere le cause di un tale disservizio.
In questo quadro assai desolante conforta la risposta ospedaliera: l’équipe cardiologica era subito pronta con tutti gli specialisti che servivano, e questo non è casuale, poiché denota un apprezzabile assetto organizzativo, e credo sia oltremodo frustrante per i professionisti che vi lavorano veder sfumare i loro sforzi quando il paziente arriva troppo tardi.
Ricordo che prima del combinato disposto NUE 112 – SORES a Palmanova i tempi di soccorso per un intervento del genere a Trieste in zona Ippodromo erano di norma pari a 4-5 minuti.
Non sapremo mai se un arrivo più tempestivo avrebbe potuto evitare la morte, ma se ci fosse stata qualche chance di sopravvivenza questa gli è stata tolta.
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