Questo il racconto della figlia di uno dei tanti malati trasferiti da Trieste a Gorizia o Monfalcone.

“Scrivo riguardo a mio papà con la speranza che si possa fare un esposto per trovargli un posto letto in uno degli ospedali di Trieste o addirittura mandarlo a casa con assistenza infermieristica. Lui già ha in piedi un FAP e un assegno di accompagnamento da cui attingere. Mio papà è stato ricoverato al Pronto soccorso di Cattinara poiché non riusciva a respirare. Lui è invalido al 100% e soffre di broncopatia cronica. Al 9 gennaio è stato ricoverato in Pronto soccorso, al 11 gli hanno trovato un posto letto al decimo piano, al 13 lo hanno spostato in Terapia intensiva ed è stato intubato a seguito della polmonite e influenza. Al 14 gennaio è stato trasferito all’ ospedale S. Polo di Monfalcone dove si trova. Da lunedì respira autonomamente con il supporto dell’ossigeno. I medici stanno cercando da martedì di spostarlo in un reparto di medicina preferibilmente a Trieste senza esito. Io vivo in Inghilterra e riparto oggi, mia mamma (75 anni) fisicamente e mentalmente provata non riesce a sostenere il viaggio Trieste – Monfalcone quotidiano.” (lettera firmata)

Già la scorsa estate c’erano stati casi analoghi per cui il 22 giugno avevo fatto un’interrogazione alla Giunta regionale per sottolineare che il trasferimento interprovinciale di pazienti comporta evidenti disagi vuoi per il trasporto in autoambulanza, non particolarmente agevole soprattutto per gli anziani, vuoi per la difficoltà di visita da parte dei familiari. E che quindi vi era l’esigenza di incrementare il numero di posti letto nei reparti di Medicina.

L’assessore Riccardi aveva risposto il 17 ottobre – 4 mesi dopo – dicendo in sintesi che si trattava solo di qualche decina di malati trasferiti da Trieste a Gorizia o Monfalcone, e che quindi il numero il numero di posti letto a Trieste era adeguato.

Evidentemente sembra non interessare più di tanto che malati anziani di Trieste continuino a venir trattati alla stregua di pacchi postali e che per i familiari non sia facile stare vicini ai loro cari.

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