Buonasera Zalukar, le racconto di qualcosa che ho potuto toccare purtroppo con mano e recentissimamente. Riguarda mia madre.
Primo episodio:
- venerdì 16 ottobre, verso l’ora di pranzo, mia madre, nata nel febbraio del 1930, ha una vistosa emorragia al capo: le esce sangue dall’orecchio;
- siccome ha da diversi anni una cardiopatia e prende il Coumadin, non si sente bene e ha sensazione di perdita d’equilibrio (e il sangue non si ferma), chiamo il servizio d’emergenza al 112; credo attorno alle ore 13, ma su questo non so essere preciso;
- riferisco all’operatore che l’emorragia è abbondante e non sono in grado di capire di che cosa si tratti, e che quindi potrebbe essere pericolosa; richiedo l’urgenza e segnalo l’indirizzo e nome e cognome di mia madre;
- passano 20-30 minuti; non viene nessuno. Richiamo una seconda volta, facendo presente che ho richiesto l’emergenza; non viene nessuno, mi dicono che non ci sono mezzi disponibili perché ‘per protocolli Covid quelli esistenti devono ogni volta essere sanificati prima dell’intervento’. Sottolineo l’urgenza;
- alle 14.45 circa non è ancora venuto nessuno; è passata un’ora e mezza. Chiamo una terza volta perché nel frattempo mi sono fatto dare il numero di telefono del medico curante, che acconsente a vedere mia madre in urgenza e arriva circa 15 minuti dopo. Cancello la chiamata d’emergenza fatta al 112 dicendo che ormai non serve più;
- per fortuna, mia madre si è solo ferita all’orecchio pulendoselo maldestramente e l’emorragia è motivata da quello, ma anche il medico ha difficoltà a capirlo subito perché il sangue è abbondante. Dopo un po’ la situazione rientra nella normalità e verso le 15.30 è tutto chiaro. Sono però passate due ore e mezza dalla chiamata al 112: per fortuna non era niente di grave.
Questo darà il via purtroppo a una serie di eventi; mia madre è scombussolata, e via via nei giorni seguenti manifesta sempre più ansia. Ha sempre voluto (e vuole) vivere da sola, in autonomia; rifiuta di andare in una residenza per anziani, è ben conosciuta seguita dal progetto Amalia e dai servizi del Comune in quanto in fascia di reddito minimo, e il servizio di assistenza domiciliare è sempre stato all’altezza e puntuale (diverso è per altri servizi, per i quali ho fatto segnalazione diretta al responsabile, però sono altro tema).
- il 23 dicembre, mia madre si alza e cade dal letto in casa. Riesce a trascinarsi fino al telefono e a chiamarmi verso le 15; dopo alcune telefonate riesco a capire che la situazione è seria e vado da lei;
- la trovo distesa a terra in corridoio ma non posso aprire la porta: si è chiusa dentro con la catenella. Chiamo il 112 chiedendo dei Vigili del fuoco che arrivano subito; in pochi minuti, tagliano la catena. Contemporaneamente ai Vigili del fuoco, al 112 ho chiesto anche l’ambulanza, sapendo che ce ne sarebbe stato bisogno;
- dopo 30 minuti di attesa, l’ambulanza non è ancora arrivata: mia madre è a terra e a disagio, non può alzarsi e ha freddo, i Vigili cercano di fare il possibile ma non si fidano a spostarla e sollecitano due volte l’ambulanza;
- arriva dopo altri 10-15 minuti circa; mia madre viene ricoverata al Pronto soccorso, prima di essere trasferita in Medicina d’urgenza. In totale abbiamo atteso circa 45 minuti.
Rimane in Medicina d’urgenza fino al 28 dicembre. Mia madre insiste per tornare a casa; il medico della Medicina d’urgenza con cui parlo mi riferisce di un ‘cedimento’ di una vertebra che non ha problemi neurologici, ma che comporta una ‘fragilità’ di una persona molto anziana, che dovrà portare il busto. Nessun problema, vado a comprarlo e glielo porto; mia madre viene rimandata a casa. Vengono preavvisati anche i servizi domiciliari, che si organizzano per il giorno dopo.
- quando arriva, verso le 16.30, viene messa su una sedia e il personale se ne va. A quel punto mi rendo conto che ha dolori molto forti e che non riesce né a stare in piedi né a nutrirsi o andare in bagno; impossibile tenerla a casa, non essendomi stata prospettata questa situazione non mi sono organizzato con una badante e in ogni caso ci sono i dolori, fortissimi: oltre alle sue pastiglie per la cardiopatia e le altre che prende normalmente, non è stata prescritta una terapia del dolore, ma solo un antibiotico;
- mia madre vuole aspettare per vedere se il dolore passa un po’, chiaramente non passa;
- attorno alle 21 chiamo nuovamente il 112 per l’intervento: il dolore sta peggiorando, non si muove quasi più sulla sedia. Faccio presente la situazione: l’operatore mi dice che ‘
- “la signora si è autodimessa” come a dire “poteva pensarci prima”, io dico che chiaramente voleva tornare a casa e ha valutato male e anch’io ho valutato in modo sbagliato perché non mi era stata presentata la completa situazione (che però il medico dell’ospedale ha descritto, sul verbale, come “ben capita al telefono” e qui vorrei chiedergli perché), ma che sta molto male;
- arrivati oltre le 22, richiamo il 112: faccio presente che non è ancora venuto nessuno e dico che mia madre ha molto sonno e non sta bene. L’operatore mi risponde: “ah, ha molto sonno…”, e dice che le regole sono queste, perché ci sono “protocolli internazionali da rispettare” e altre cose che ritengo inutili e che mi fanno perdere la pazienza. Gli dico: “mi faccia venire l’ambulanza o io chiamo i Carabinieri”, mi risponde che posso chiamare chi voglio perché “in Italia è sempre così, si chiede sempre il favore, eccetera”… non capisco cosa intenda dire, né l’atteggiamento, e metto giù, dicendogli che sono disposto ad aspettare ancora mezzora e poi chiamo le forze dell’ordine;
- cambio idea perché sono amareggiato e infuriato: richiamo il 112 subito e faccio presente che o vengono immediatamente, o mi passino i Carabinieri. L’operatore mi risponde: “se vuole glieli passo subito”, forse si aspetta che gli dica di no invece gli dico di sì e parlo con i Carabinieri subito. Gli agenti mi dicono che purtroppo loro comprendono ma non possono risolvere il problema sanitario, faccio presente che se non ci sarà intervento rapido sporgerò denuncia;
- 10 minuti dopo arriva l’ambulanza e mia madre viene riportata in ospedale; successivamente il medico del Pronto soccorso mi dirà che è stata iniziata una terapia del dolore con oppiacei, e quando chiedo come sia stato possibile allora dimettere mia madre la prima volta mi risponde genericamente e si discute sul fatto che vista la pandemia l’ospedale è il peggior posto dove tenerla. Certo, sono d’accordo, però faccio presente che una persona che non si regge in piedi dal dolore non può essere, secondo me, dimessa e che mi hanno spiegato molto bene tutto, della sua situazione, senza dirmi però dei dolori.
Da qui si apriranno, purtroppo, ulteriori eventi e scenari, perché le RSA erano chiuse, le case di riposo private non pronte a ricevere prima di una certa data a causa dei protocolli Covid, eccetera eccetera, quindi mando una raccomandata e mi oppongo alla sua dimissione: mia madre resta in ospedale ma diventae Covid-positiva, perché nella sua stanza c’era un Covid-positivo (come sia possibile che sia successo, visto che lei era Covid-negativa per molti giorni, questo non lo so). Ora si trova ospite a Villa Sissi, attendo e spero che la situazione si evolva per il meglio.
Le porgo cordiali saluti
(lettera firmata)
One response
Buongiorno ,
sono sconcertata a sentire certi racconti , e’ inaudito che l’azienda sanitaria e le forze dell’ordine non siano in grado di tutelare la salute dei cittadini
Anch ‘io purtroppo sono stata vittima di grave episodio di malsanita’ , per cui capisco perfettamente la grave situazione