Le Case della comunità sono di nuovo sotto esame dopo che l’assessore alla Salute Riccardi ha dichiarato alla stampa che i lavori per la loro realizzazione stanno procedendo bene, tanto che «alcuni cantieri saranno completati prima del 2026».

Secondo l’assessore lo sviluppo della sanità territoriale è uno dei grandi obiettivi annunciati e mai realizzati da coloro che immaginavano di poter avere risposte solo dall’interno degli ospedali.

Pronta la replica del PD che tramite il suo responsabile sanità Nicola Delli Quadri ricorda che il primo atto del mandato dell’assessore Riccardi, nel 2019, è stato abolire i Centri di assistenza primaria, i famosi CAP su cui si basava la riforma Serracchiani.

Ma le Case di comunità non sono altro che i vecchi CAP a cui l’ex ministro Speranza aveva cambiato nome per intestarseli politicamente e metterli al centro del PNRR, ed ora su queste strutture la Regione investe ingenti risorse, nonostante il palese fallimento dei CAP.

Va sottolineato che per ogni Casa della Comunità il PNRR finanzia la nuova assunzione di soli due infermieri (e fino al 2026, non oltre), per il resto si dovrà riorganizzare il lavoro del personale già esistente. Non si comprende come il mero spostamento di attività già esistenti possa costituire un potenziamento del sistema.

E nonostante gli annunci non sembra emergere una vera riforma dell’assistenza sanitaria, bensì una semplice moltiplicazione di sportelli e strutture (Case della Comunità, Centrali operative territoriali e Ospedali di Comunità), senza che si possa intravvedere una vision complessiva, né una programmazione credibile, in termini di analisi dell’esistente, di definizione degli obiettivi e della loro fattibilità.

Non è pensabile che dopo le carenze che sono diventate evidenti a tutti con la pandemia, si progetti di rimettere in sesto il Servizio sanitario pubblico senza rilevanti incrementi di personale. Né è pensabile concentrare tutti gli sforzi sulla medicina territoriale, trascurando la rete ospedaliera, che si è dimostrata anche questa ampiamente insufficiente, e per la quale in sostanza ci si limita a intervenire sull’edilizia e sulle tecnologie.

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