Questo il racconto del nipote:

“Sono qui a scrivervi per denunciare la storia della mia amata nonna.

In data 16 agosto 2022 la mia nonna, che avrebbe compiuto 92 anni il giorno di Natale di quest’anno, già sofferente di demenza senile ma deambulante, con il completo uso della parola e di buona salute generale, viene ricoverata al PS dell’Ospedale di Cattinara per una dispnea, respiro gorgogliante e astenia. Il PS, dopo ore di attesa (codice azzurro) diagnostica la positività al virus SARS-COV 2, seppur non riscontrando forme severe; ci viene infatti più volte riferito come la nonna non abbia polmoniti o affezioni riguardanti i polmoni e che verrà tenuta in osservazione solo qualche giorno.

Il 17 agosto ’22 apprendo, del tutto per caso e informandomi personalmente “fuori orario” (circa le 21:00), che è stata trasferita all’Ospedale Maggiore di Trieste. Da quel momento, senza poterla vedere né sentire, ci viene più volte riportato (in quelle misere due ore al giorno in cui si può contattare il reparto, e solo per una volta!) come la nonna, in realtà, soffra di una “piccola” polmonite e che sia sotto antivirali e O2.Ci viene detto, in conversazioni del tutto imbarazzanti e – da parte nostra – incalzanti, al fine di avere risposte (comunque vaghe e frettolose) che la signora sembrava confusa, ponendo quasi più l’accento sullo stato mentale della nonna piuttosto che sulla malattia infettiva, motivo per cui ella era ricoverata in quel nosocomio. In una di queste conversazioni, un medico asserisce addirittura che “non voleva dirmi cose di altri pazienti”, quasi confondendo le persone per cui si chiama.

Il giorno 23 agosto, già negativa al SARS-COV2 e “in ambiente” dal giorno prima, viene dimessa. Dimessa senza servizio di continuità assistenziale sì, perché al telefono feci il madornale errore di asserire che una signora le faceva compagnia tre ore al pomeriggio. Quindi bocciata la possibilità, non le spetta.

Ma questa è la cima dell’iceberg.

La nonna che rientra a casa con un’ambulanza è, tuttavia, un’altra persona.

Ha perso quasi completamente la capacità comunicativa: non parla, è assente, si limita a ripetere più volte consecutivamente e pedissequamente quanto dettole con voce nulla, a fatica. Non di meno, non cammina più ma muove solo le gambe in maniera confusa e solo da distesa. In ultimo, ma ancor più grave, non mangia e non beve: non si alimenta più, non sa più deglutire né muovere le braccia; la lingua è ricoperta di una crosta gialla e le fauci in generale non sono da meno (niente di tutto ciò era presente al momento della chiamata al 112, il giorno 16).

Attivatici con l’ASUGI, alcuni infermieri dell’Azienda Sanitaria la (e ci) aiutano a nutrirla e muoverla, constatando l’impossibilità di tenerla in casa e lamentando gravemente la situazione in cui versava l’anziana nonna, dimessa peggio di come era entrata. Immediatamente facciamo subito partire la richiesta per il servizio di continuità assistenziale (26 agosto), con continui solleciti, questa volta alla predetta ASL, per curarla e ridarle un minimo di dignità; alla domanda, accodata in una lista di persone, sèguita una visita domiciliare il giorno 29 agosto, ove si riscontra la necessità di accelerare il ricovero presso una struttura qualificata. Un’altra visita delle infermiere ASUGI del 31 agosto, ore 10, richiesta da me medesimo per sospette piaghe da decubito, riscontra il quadro critico della situazione generale fin qui esposta.

Segnalo che in tutto questo periodo, il medico di base non si è mai reso disponibile ad una visita domiciliare per constatare le condizioni della nonna, seppur ampiamente sollecitato, ancorché sbagliando più volte i documenti utili e necessari alle richieste di ricovero, di fatto rallentandone gravemente la prosecuzione dell’iter burocratico.

Con grande sofferenza, però, la mia nonna è volata in cielo il giorno 31 agosto 2022, ormai allo stremo delle sue forze.

Quanto qui sopra scritto, telefonate, fotografie, video, è tutto registrato.” (lettera firmata)

Questa non è una storia isolata ma segue tante altre di come vengono trattati i pazienti anziani nei nostri ospedali, dai quali troppo spesso escono peggio di quando sono entrati. Il nipote mi ha chiesto aiuto: “per ridare dignità e giustizia alla mia nonna”. Già, perché oltre al resto viene tolta anche la dignità.

Questa testimonianza è stata inviata il 7 settembre all’Assessore alla Salute, finora nessuna risposta se non l’invio al nipote di moduli su cui ricopiare a mano quanto descritto via e-mail. La burocrazia va sempre rispettata, il malato un po’ meno.

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