TRIESTE C’è un incidente probatorio che esclude negligenze in capo a due infermieri della Centrale operativa unica dell’emergenza sanitaria di Palmanova, imputati di avere tardato di inviare un’ambulanza a soccorrere un uomo colto da malore in strada, a Trieste, l’8 maggio del 2017. E c’è la consulenza del pm che, al contrario, riconosce un nesso causale tra la loro condotta e il decesso del paziente.

E allora, alla luce di un così netto contrasto tra gli elaborati peritali e considerata anche la complessità della materia, a decidere se vi sia stato o meno omicidio colposo per colpa medica, così come ipotizzato dalla Procura di Trieste prima e dopo il trasferimento del fascicolo per competenza territoriale da quella di Udine ora, sarà il giudice del dibattimento.

Così ha deciso il gup Mariarosa Persico, disponendo il rinvio a giudizio di Christian Labbruzzo, 46 anni, di Ronchi dei Legionari, e Francesca Dell’Angelo, 50, di Gorizia. Il processo prenderà il via il 6 aprile e, a giudicare dal peso specifico dei testi che la difesa intende citare, pescando negli ambienti del pianeta sanitario regionale, promette di diventare un’occasione di analisi complessiva della gestione del servizio. Anche perché, secondo gli avvocati Andrea Benvenuti, del foro di Pordenone, e Alberto Tofful, del foro di Gorizia, se ritardi ci furono, questi vanno attribuiti alla disorganizzazione del sistema.

E perché le risultanze dell’incidente probatorio, di cui il gip incaricò i medici legali Carlo Moreschi e Ugo Da Broi, erano state granitiche: in assenza di dati certi sull’ora del malore, non è possibile stabilire quale sarebbe stato il tempo necessario a salvare la vita al paziente.

L’episodio era avvenuto in piazza Vittorio Veneto. Colto da un malore, Roberto Pantaleo, 56 anni, si era accasciato a terra ed era stato il barista di un locale vicino a notarlo e contattare il Nue. Secondo la ricostruzione accusatoria, entrambi gli imputati avrebbero violato la normativa sui tempi di soccorso, ponendo all’interlocutore domande non pertinenti o prive di utilità. Una volta inviata, l’ambulanza (partita dalla vicina piazza Garibaldi) aveva impiegato tre minuti per raggiungere il paziente.

Che però, orologio alla mano, era stato sottoposto alle manovre di rianimazione dopo 16-14 minuti dal primo alert. Nel procedimento, la famiglia di Pantaleo si è costituita parte civile con l’avvocato Paolo Pacileo, di Trieste.–

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