Quasi il 12% del personale sanitario del SSR del FVG non è vaccinato neanche con la prima dose.
Questo segno di forte riluttanza a vaccinarsi nonostante il meccanismo sanzionatorio impostato da Roma preoccupa. L’attivazione e l’efficacia del suddetto meccanismo, poi, è difficoltosa e irta di ostacoli giuridici tanto che difficilmente porterà ad un balzo di adesioni.Interrogarsi sulle cause del fenomeno è oltremodo necessario anche perché non è un bel messaggio quello che promana dal SSR verso l’esterno, verso la popolazione.<<Ma come? Proprio quei professionisti che sono addentro alle “questioni sanitarie” non si vaccinano in massa.>>, penserà la gente.
Si possono avanzare varie ipotesi: scarsa fiducia nel sistema salute, un sentimento vagamente ostile verso il governo del sistema che, negli anni, non ha certo premiato il personale. Oppure una mancanza di buona informazione sui vaccini stessi.Si rileva altresì che un’altra categoria, quella dei 60-70enni è del pari dei sanitari riluttante a vaccinarsi. Non si ravvisa un legame tre i due fenomeni, ma è necessaria un’azione di informazione, perché le strategie punitive e quelle dell’obbligatorietà, a prescindere dagli aspetti etici, non sembrano né facilmente percorribili né particolarmente efficaci.
Quando questa riluttanza cominciò a manifestarsi avevo segnalato al governo regionale uno studio della rivista scientifica “The Lancet” condotto nel Regno Unito (che all’epoca era molto avanti nella campagna vaccinale) che indicava alcune strategie di comunicazione sanitaria che avevano avuto un buon successo, tanto da diminuire sensibilmente l’esitazione alla vaccinazione. In particolare lo studio evidenziava come fosse del tutto inutile spendere denaro nel tentativo di convincere i “no vax”, ma che bisognava concentrare la comunicazione sui benefici personali piuttosto che quelli collettivi. Molte persone erano preoccupate riguardo alla sicurezza dei vaccini sviluppati così velocemente, altre riguardo alla loro personale condizione di salute.
Ecco quindi che un’ informazione mirata a dare le risposte alle domande più frequenti e con maggior attenzione ai possibili sottogruppi di persone esitanti (es. cardiopatici, diabetici, ecc.), potrebbe essere un’azione efficace per far raggiungere in tempi brevi l’agognata immunità di gregge. Agognata non tanto o non solo per raggiungere in pace la baita o l’ombrellone, ma anche per essere preparati all’eventualità di una recrudescenza del virus a causa delle varianti.
Stanziare dei fondi per una mirata campagna vaccinale, potrebbe essere una buona idea.
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