Questa è una testimonianza che non si vorrebbe mai pubblicare, ma bisogna, perché non si possono trattare così le persone nel momento del massimo dolore.

Preg. mo Dott. Zalukar, con questa mia e-mail, vorrei metterLa a conoscenza di una situazione alquanto pesante, nella quale mi sono trovata, il giorno della morte di mio padre. Il giorno 21 luglio 2020 alle 16.30 ricevo la telefonata dalla badante di mio padre, che è allettato da circa 2 anni causa una malattia neurodegenerativa, poiché il suo respiro “gorgogliava”. Corro nell’abitazione di mio padre in via N. A. a Trieste e mi rendo conto della difficoltà del suo respiro, quindi chiamo il 112. L’ambulanza arriva alle 18.00 circa. Vengono fatte le domande di prassi, la visita e si evince che: la tachipirina data a mio padre, col mio consenso, per abbassare la febbre (39), causa disfagia, ha percorso la trachea. Viene aspirato col tubo, non senza difficoltà causa la fragilità del corpo intero del paziente che forse arrivava al peso di 47 chili e viene stabilizzato. Mi viene chiesto (con delicatezza) se so dove “sta andando” mio padre e rispondi di si. Il sacchetto del catetere era quasi vuoto nonostante l’idratazione con flebo. La ospedalizzazione viene esclusa perché non avrebbe portato ad un miglioramento comunque.

Resto con mio padre e la badante, la situazione sembra stabile. Alle 22.00 circa, il respiro di mio padre si fa affannoso e la “fame” d’aria è evidente. Chiamo nuovamente il 112. L’ambulanza arriva veloce, circa alle 22.20. Constatano la situazione e la ragazza del 118 che era al telefono, suppongo con la Centrale Operativa, mi porge il telefono e l’incaricato, dall’altra parte del filo, mi dice che è da ospedalizzare. Con mia grossa meraviglia rispondo che mia madre (venuta a mancare 3 mesi prima), mia sorella ed io ci eravamo promesse di farlo stare a casa fino alla sua inevitabile fine, sottolineo la sua fragilità, il poco peso, quindi sarebbe morto in ambulanza o peggio, solo in ospedale (causa emergenza Covid), aggiungo che l’ambulanza precedente aveva ritenuto inutile l’ospedalizzazione. A quel punto mi viene letteralmente urlato che “LE AMBULANZE NON CORRONO COME LITTORINE PER ME E CHE ERA DA OSPEDALIZZARE”. Queste sono le precise, identiche parole dettemi, scolpite nella mia mente indelebilmente.

Restituisco il telefono alla ragazza ed esco dalla stanza in lacrime chiedendomi se la mia richiesta fosse giusta o no, vista la reazione, ma combattuta dalla promessa fatta e da mio padre che con gli occhi cercava la mia presenza.

Dopo pochi minuti la ragazza mi raggiunge e mi porge nuovamente il telefono (sempre con lo stesso operatore dall’altra parte), lo rifiuto dicendo che non posso parlare con chi non ascolta. I ragazzi del 118, bravissimi, vedono, capiscono e mi aiutano chiamando l’auto medica che arriva pochi minuti dopo, seguita di poco dai Carabinieri.

Con mia meraviglia chiedo del perché del loro intervento, mi risponde, uno dei due, che è stato loro chiesto, poi però mi riconosce, poiché un mese prima avevo fatto denuncia presso la loro caserma di Borgo S. Sergio, causa un furto cospicuo nell’orto di mio padre, che io curo da anni e avendo dialogato in quel frangente con la sottoscritta in maniera educata e cordiale, cambia la risposta alla mia prima domanda, asserendo che, vedendo l’auto medica, erano venuti solo a controllare.

Il medico mi tranquillizza sull’inutilità dell’ospedalizzazione chiedendo solo il mio consenso alla somministrazione di morfina a mio padre assicurandosi che io fossi conscia del “dove stava andando”.

Mio padre è spirato alle 23.15.

Chiedo scusa se la segnalazione può sembrare tardiva, ma avendo perso mia madre improvvisamente 3 mesi prima, ero ancora emotivamente molto provata e la situazione nella quale mi sono trovata, (davanti a questo ulteriore grosso dolore) causata dal comportamento ottuso, maleducato e disumano dell’operatore della centrale, mi ha richiesto molto tempo per poter superare questo shoccante, pesante e assurdo epilogo sulla fine vita di mio padre.Ringrazio per la Sua disponibilità e le porgo i saluti.(lettera firmata)

Eppure a fronte dell’operatore al telefono gli equipaggi dei nostri mezzi di soccorso hanno tutti dimostrato umanità, empatia, competenza e a loro vanno plauso e gratitudine.

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