La moglie del paziente affetto da cancro alle ossa mi ha scritto descrivendo l’odissea per poter avere le cure necessarie.
Questo il suo racconto:
“ Buongiorno, ho deciso di scriverle perché so quanto combatte contro la malasanità. Voglio descriverle il mio caso personale, che però penso riguardi la sanità in genere. Mio marito si è sentito male a Tarvisio il 2 agosto e ha cominciato ad avere male alle gambe che non lo reggevano. Lui ha un tumore osseo con metastasi. Il 118 è arrivato subito e fino alla domenica sera è rimasto al pronto soccorso, anche se in una stanza. L’ospedale di Tolmezzo ha chiesto il trasferimento all’ospedale di Trieste perché potevano fargli delle cure più appropriate. La risposta è stata che non c’erano posti letto disponibili. In 3 giorni le gambe si sono quasi paralizzate. Il sabato 6 agosto sono rimasta seduta fuori dal pronto soccorso per 2 ore prima di aver lumi. Improvvisamente mi è comparso un medico stravolto che mi ha detto: “venga con me” e lì ho capito. Mi ha portato attraverso dei lunghi corridoi dove erano ammassate tantissime persone. Vede signora, mi ha detto, queste persone stanno malissimo e non c’è un letto disponibile e non possono avere vicino i loro cari. Noi siamo oggi in 3 e non abbiamo mani per curarli. Lei è anche fortunata che suo marito abbia un letto perché se lo avessimo mandato a Trieste senza autorizzazione rischiava di rimanere 3 giorni su una barella. Non posso descriverle quello che ho provato: una sensazione di rabbia e impotenza e sono uscita sconvolta. Ora mio marito è a Trieste grazie all’interessamento della dottoressa che lo segue in Oncologia. Le gambe sono quasi paralizzate, ma non saprò mai se questo sia dovuto al ritardo nelle cure oppure doveva succedere. Un plauso va ai medici che si prodigano in questa situazione da terzo mondo, ma la sanità è al collasso. Ho segnalato anche al dott. Poggiana che era stato chiesto un trasferimento urgente a Trieste e la risposta è stata: Segnalo che Asugi non ha competenza territoriale in quanto l’ospedale di riferimento è Udine. Mi scuso per questo mio lungo messaggio, ma visto che il dott. Riccardi l’attacca sempre, un bagno di umiltà non guasterebbe. Ho inoltrato anche una segnalazione che è stata pubblicata sul Piccolo il 21 agosto riguardo il cibo che è immangiabile. Grazie per quello che sta cercando di fare.”(lettera firmata)
E’ impressionante il ripetersi di episodi che testimoniano carenze diffuse, disorganizzazione, incapacità gestionali del nostro servizio sanitario regionale. La signora che ha firmato questa testimonianza ha tenuto a precisare che il suo non è uno sfogo personale, ma la presa d’atto della realtà esistente che definisce “terrificante”. Però in questo quadro desolante ha voluto sottolineare l’abnegazione e disponibilità di medici e infermieri, che si trovano a dover lavorare in condizioni sempre più fatiscenti, anch’essi vittime di una siffatta “gestione” della sanità pubblica.
Ma dov’è, cosa fa il responsabile della salute pubblica della nostra regione?
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