Questa la testimonianza del figlio:

“Mia mamma (83 anni) è caduta per strada in via Settefontane bassa (in uno dei tanti marciapiedi dissestati) alle 12.05 del 7 ottobre. Si è procurata, nella caduta, una lussazione della spalla con frattura della testa dell’omero. Chiamato il 112 mi è stato risposto che non avevano modo di mandare nessun mezzo non essendoci pericolo di vita perché tutti impegnati in un “grosso casino” a Muggia (mai riportato da nessun mezzo di comunicazione – io ipotizzo un impegno alla Barcolana) e mi è stato detto di occuparmi io del trasporto. Mettere in piedi una persona con una lussazione e una frattura alla spalla, farla sedere in auto e trasportarla senza nessun fissaggio della parte è doloroso come un parto…” (lettera firmata)

Pare inconcepibile che a Trieste vengano negati i soccorsi ad una persona con frattura-lussazione di spalla riversa sul marciapiede in centro città, esponendo la paziente ai maggiori rischi e sofferenze che ciò comporta.

Sembra impossibile che l’organizzazione dei soccorsi sia caduta così in basso. Fino a pochi anni fa in un caso del genere il 118 sarebbe arrivato in 4-5 minuti. Oggi neppure si muove. Dovremo tornare alle corse di auto private con clacson e fazzoletto bianco come negli anni ’60?

No, Trieste non può accettare questo degrado.

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