Il Direttore Generale di ASUGI, Poggiana, ha finalmente svelato, dopo lunga attesa, il piano della sanità territoriale triestina.

Il nuovo modello si incentra sulla Centrale operativa territoriale (COT), che sarà “il vero anello forte del cambiamento”. A Trieste sono previste due COT, una ogni 100 mila abitanti.

Cosa faranno queste Centrali? ASUGI premette che sarà un’organizzazione molto complessa e precisa da subito che “non saranno strutture di libero accesso ma i pazienti vi arriveranno tramite i Punti unici di accesso (PUA)”, ovvero nuovi sportelli da creare all’interno delle Case di Comunità, peraltro anche queste ancora da realizzare. Ma si assicura che nel frattempo i pazienti potranno accedere a queste Centrali anche attraverso i medici di medicina generale, gli ospedali, le UCA, che sarebbero le USCA con nome cambiato. Del resto anche le Case di Comunità non sono altro che i vecchi CAP, peraltro mai decollati, a cui si è cambiato nome.

Le COT avranno ciascuna in organico complessivamente dai 6 agli 8 operatori, tra infermieri, amministrativi e tecnici. ASUGI stima che “dei 100 mila abitanti insistenti sulle COT il 40%, statisticamente, abbia una cronicità”. Quindi ogni Centrale seguirà all’incirca 40 mila pazienti.

Nel piano di ASUGI la COT “programmerà il miglior percorso per il paziente, sfruttando anche la telemedicina, con lo scopo di dare una risposta al bisogno della persona e a quello del sistema per mappare e monitorare l’appropriatezza e l’efficacia delle cure”.

E tutto ciò con un massimo di 8 operatori, che dovrebbero occuparsi di mettere al centro i bisogni di salute di 40 mila pazienti. Con questi numeri –forniti dalla stessa ASUGI– per ciascun paziente potranno essere dedicati 18 minuti all’anno, ovvero 90 secondi al mese.

E questo sarebbe “il vero anello forte del cambiamento” presentato ieri da ASUGI? E tra quanto tempo potremmo veder operativo questo modello definito “il vero anello forte del cambiamento”?

Qui ci soccorre di nuovo ASUGI che assicura l’operatività delle Centrali entro l’anno, cioè tra sei mesi, ma “servirà successivamente una implementazione dei servizi informativi aziendali” – precisa ASUGI. Così a dicembre la COT ci sarà, ma senza adeguati supporti informatici, e allora come lavorerà? Con le carte? Si avvarrà di pizzini per prenotare visite ed esami?

E non sarà l’unico ostacolo: come detto per accedere alle COT servono i PUA, ma questi devono stare dentro le Case di Comunità, che sono ancora da edificare.

E il personale per queste?

Ha risposto l’assessore alla salute: “Ci auguriamo che il governo dia una risposta sul capitale umano”.

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