L’incendio scoppiato il 28 giugno nella zona del Lisert a Monfalcone ha di nuovo richiamato l’attenzione sui deficit organizzativi della Regione FVG nella lotta agli incendi boschivi.
Erano le 16.30 quando una colonna di fumo vicino alla frazione di Sablici ha fatto scattare l’allarme e sul posto si è subito recata una squadra di Vigili del fuoco composta da tre pompieri, che per oltre un’ora hanno dovuto affrontare l’incendio da soli, in quanto le altre squadre erano in quel momento impegnate.
Bisogna ricordare che per legge lo spegnimento degli incendi boschivi compete alle Regioni, e in FVG al Corpo forestale regionale e ai volontari della Protezioni civile. I pompieri dovrebbero intervenire solo se le fiamme minacciano case e altre strutture come ferrovia, linee elettriche, ecc. Ma anche se l’incendio boschivo non è di loro competenza i pompieri quando c’è fuoco comunque corrono.
Ed è stata una gran fortuna quel pomeriggio al Lisert, visto che i volontari della Protezione civile di Monfalcone (a 5 km), seppur allertati immediatamente, sono arrivati parecchio tempo dopo, pare verso le 18 da quanto riportato sulla stampa.
Tutte le Regioni hanno convenzioni con i Vigili del fuoco per avere un supporto tempestivo e qualificato nella lotta agli incendi boschivi, ma non il FVG. Infatti la convenzione che aveva la nostra Regione è scaduta nel 2019 e l’amministrazione ci ha messo tre anni per rinnovarla, due mesi fa è stata firmata, ma non è ancora operativa. Quindi c’è sì la firma ma non ci sono ancora i camion in più dei pompieri per garantire questo servizio.
E così anche su questo, come per diversi settori della sanità, siamo la maglia nera tra le regioni italiane. In FVG la Protezione civile ha profuso enormi risorse in questo campo tanto da avere ben 109 mezzi antincendio tra pick up fuoristrada, oltre a 24 autobotti, con 2mila volontari antincendio.
Ma se questi mezzi stanno troppo tempo in garage prima di partire, il fuoco divampa e succede come al Lisert, con i tre pompieri lasciati per troppo tempo da soli ad affrontare il rogo. Questo succede non per scarsità di risorse, visto che di soldi se ne spendono tanti, ma anche qui come in sanità fa difetto l’organizzazione.
Non pare logico che il fulcro di un servizio di questo genere sia il volontariato, visto che serve un reale pronto intervento, e i volontari, che hanno un lavoro, impegni familiari, ecc., pur nella loro encomiabile generosità, non possono garantire una presenza h24, sono chiamati e partono quando c’è bisogno, ma ci vuole tempo e il fuoco non aspetta.
Nella lotta antincendio c’è anche il Corpo forestale, questo sì formato da professionisti, ma sono obiettivamente troppo pochi per presidiare capillarmente tutto il territorio h24.Pare impossibile che nessuno abbia ancora pensato che con questa “organizzazione” un vero pronto intervento non è attuabile e allora restano solo i Vigili del fuoco, che sono sottorganico già per i compiti istituzionali e vanno quindi adeguatamente rinforzati.
Ciò suggerisce di usare più risorse per i pompieri perché è inutile comprare tanti mezzi per i volontari se al momento del bisogno restano in garage.
Occorre quindi rivedere l’organizzazione complessiva e la ripartizione delle risorse nella lotta agli incendi boschivi, ma questo richiede una seria pianificazione, che è mancata, stesso problema della sanità. E stesso Assessore….
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