Le notizie apparse sulla stampa in merito ai tempi di attesa per accedere a visite specialistiche ed accertamenti diagnostici confermano lo stato di estremo affanno in cui versa la sanità regionale.
Dai dati forniti dalla Regione risulta che a Trieste nell’ultimo trimestre dell’anno passato tre cittadini su dieci hanno subìto ritardi di diagnosi e terapia, che ha significato per molti il protrarsi di sofferenze e disagi, e per qualcuno conseguenze anche fatali, quando ad esempio un tumore è stato diagnosticato troppo tardi.
Eppure, la situazione reale sembra ancora peggiore, poiché i numeri degli sforamenti dichiarati dalla Regione non tengono conto del fenomeno della chiusura delle agende di prenotazione.
L’anno scorso le prenotazioni relative a diverse discipline, come ad esempio oculistica e dermatologia, erano spesso impossibili da prenotare presso le strutture ospedaliere di Trieste, come testimoniato dalle segnalazioni di numerosi cittadini, che raccontavano che l’agenda di prenotazione era chiusa con l’invito a riprovare nei giorni successivi, o di recarsi in altre strutture , anche fuori Trieste, e comunque molto spesso ben oltre i termini massimi previsti dal grado di priorità imposto dalle condizioni cliniche del paziente.
La normativa sia nazionale (L. 266/2005) che regionale (DGR 1815/2019) vieta espressamente di sospendere le attività di prenotazione, ma egualmente questa odiosa pratica viene usata non di rado, fornendo un quadro distorto delle attese, che risultano in tal modo minori di quanto in realtà lo siano, visto che una parte non viene registrata.
Ciò appare sommamente iniquo in quanto toglie ai malati qualsiasi certezza su quando le cure di cui hanno bisogno potranno essere fornite, trascurando in tal modo anche patologie diffuse e pericolose, come tumori e malattie cardiovascolari.
E così è anche impossibile conoscere la reale magnitudo delle liste di attesa, per cui diventa più difficile individuare strategie efficaci a contrastare il fenomeno, non conoscendone l’esatta entità.
Ad una specifica interrogazione sulla chiusura delle agende di prenotazione fatta lo scorso anno alla Giunta regionale l’assessore Riccardi aveva allora risposto che “non esistono prestazioni non prenotabili nel territorio di ASUGI.”
Erano seguite decine di post di cittadini che affermavano il contrario.
Ma oggi qual è la situazione?
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