Continua a preoccupare moltissimo la situazione nelle case di riposo, poiché non si ha notizia di adeguamenti delle misure antivirus su tutte le residenze dell’area triestina, dove sembra aumentare il contagio tra gli anziani ospiti e lo stesso personale di assistenza. Il condizionale è d’obbligo visto che risale a venerdì scorso l’ultimo comunicato dell’unità di crisi istituita dall’ASUGI – Azienda sanitaria giuliano isontina – per seguire quotidianamente l’evolversi dell’epidemia.
La preoccupazione è alimentata anche da alcune decisioni prese dalla stessa unità di crisi di ASUGI, infatti nella “sintesi” di riunione diffusa venerdì 10 aprile si legge testualmente: “Nell’area Isontina, al fine di prevenire i contagi nelle strutture protette, il Dipartimento di Prevenzione inizierà a fare i tamponi ai dipendenti delle strutture residenziali per anziani e disabili.”
Perché solo il 10 aprile ci si preoccupa di fare i tamponi al personale delle case di riposo? E perché solo a Gorizia e Monfalcone e non anche a Trieste? Eppure nella nostra città il problema delle residenze per anziani appare altrettanto, se non più critico, come purtroppo confermato dal tragico epilogo dell’epidemia nella residenza “La Primula”.
Ma solo al personale di servizio? Perché non anche agli anziani ospiti?
E perché nessuna notizia dell’unità di crisi da venerdì scorso? Si spera che non abbia un orario d’ufficio, poiché il virus non sembra concedere tregua nei week end.
Domande che esigono una risposta, per cui presenterò un’interrogazione alla Giunta regionale, poiché ritengo che la protezione delle residenze per anziani non possa correre il rischio di soluzioni di continuità temporali e di non essere uniformemente adeguata su tutta l’area giuliano-isontina, meglio sarebbe nell’intera regione.
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