Nuovo episodio di malasanità a Sappada dove una signora dopo esser scivolata è rimasta in strada al freddo con la gamba spezzata per due ore prima che arrivasse l’ambulanza.
Questo il drammatico racconto della vittima riportato dal Messaggero Veneto:
“Il giorno 7 gennaio verso le ore 12, mentre sto camminando lungo una stradina che parte dalla ciclopedonale sotto la chiesa a Sappada, improvvisamente scivolo malamente procurandomi un grave trauma a una gamba che mi impedisce qualsiasi movimento. Per fortuna ho con me il telefono e chiamo immediatamente il NUE 112.Dopo un’attesa di parecchi squilli mi rispondono i carabinieri a cui spiego la situazione; molto cortesemente mi dicono di chiamare il 118 e anzi cercano di passarmelo direttamente, senza riuscirci. Perplessa chiamo il 118, ma mi dicono di rispondere dal Veneto e di chiamare il 112. Questa volta mi collegano senza problemi. Mi presento all’operatore del 112 con nome, cognome, età, spiego il fatto; a sue domande sulla mia posizione rispondo con una certa precisione, conoscendo molto bene la località. Da subito mi rendo conto che non riesce a individuare sulla mappa quello che gli sto dicendo, cerco di aiutarlo ma ci sono delle difficoltà. Propone di inviarmi un messaggio che mi geolocalizza una volta rispedito, e mi saluta. Il messaggio non arriva, l’operatore mi richiama, me ne rimanda un altro che arriva, a cui rispondo, ma mi appare una scritta che mi avvisa – in inglese – che la risposta non è stata inoltrata. L’operatore mi richiama di nuovo: stessa sequenza, il messaggio non riparte. Parliamo ancora, io piango anche per il dolore e il freddo, mi tranquillizza, cerco nuovamente di spiegargli la mia posizione e mi viene l’idea di consultare l’applicazione con bussola che ho nel mio cellulare. Con una certa fatica, non avendo con me occhiali da lettura, ingrandisco la posizione e gliela detto con precisione: gradi, primi, secondi. Mi saluta dicendo che l’autoambulanza è già partita, quando gli chiedo se deve arrivare da Tolmezzo mi risponde che è molto più vicina. Nel frattempo è passata più di mezz’ora. Passa ancora molto tempo, sono molto infreddolita, indebolita dal dolore alla gamba; ad un certo punto cerco di alzare un po’ il busto per vedere se arriva qualcuno, in lontananza scorgo due signori, mi metto a urlare, si avvicinano, si mettono sulla strada principale e in due minuti segnalano all’ambulanza la mia presenza. Una volta soccorsa vengo a sapere che il mezzo stava girando in tondo da un’ora, in quanto non aveva né la geolocalizzazione né il mio numero di telefono, ma solo indicazioni sommarie sulla mia posizione. Quindi dopo circa due ore dalla mia richiesta vengo recuperata dall’ambulanza proveniente da Rigolato. Di tutto il resto non posso dire che bene: personale eccezionale, disponibile, competente, empatico, si occupano di me come meglio non si potrebbe immaginare; stessa cosa all’Ospedale di Tolmezzo, gentili, veloci, bravissimi sia al pronto soccorso che nel reparto di ortopedia dove poi sono stata operata per una frattura scomposta della tibia, con grande professionalità. A tutti gli operatori devo un grande ringraziamento, un po’ meno al NUE, non oso pensare cosa sarebbe successo se fossi stata più anziana, meno vestita, meno calma.”
Che dire di più?
Complimenti alla signora che ha mantenuto una lucidità invidiabile vista la situazione: era a terra in una stradina isolata con il dolore che provoca una frattura scomposta di tibia, esposta al freddo, quel giorno a Sappada la temperatura ha oscillato da -7 e 2°C, senza sapere se e quando sarebbe arrivato qualcuno.
Meno complimenti ai responsabili della salute del FVG: da anni si ripetono disservizi e ritardi di soccorso, ma non sembra intravvedersi alcuna seria azione per mettere in sicurezza il sistema di emergenza.
Complimenti e solidarietà al personale dell’ ambulanza: oltre a dover sostenere, in pochi, un compito di per sé difficile devono subire anche i pesanti effetti di un’organizzazione a dir poco inadeguata.
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