La sanificazione delle panchine del Pedocin è un emblema del vortice di incompetenza e pavidità in cui si muovono i reggitori della cosa pubblica all’epoca del coronavirus.
Il coronavirus si trasmette al 95% per via respiratoria, quindi dal respiro di una persona infetta, anche se effettivamente in pochi casi il contagio può trasmettersi toccando una superficie contaminata da un soggetto infetto e poi strofinando con le mani gli occhi e/o la bocca e/o il naso.
Al caldo e soprattutto al sole il virus ha pochi minuti di vita, la trasmissione per via aerea all’aperto, in una spiaggia, è assai, ma assai improbabile, a meno che una persona rimanga a distanza veramente ravvicinata e per diversi minuti con un infetto che abbia un’importante carica virale (evento più teorico che reale, visto che i contagi che consciamo sono finora avvenuti per lo più negli ospedali e nelle residenze per anziani).
Ma la panchina come può trasmettere il virus? Dovrebbe succedere questo: un bagnante infetto starnutisce più volte sulla panchina mirando lo spruzzo emesso dalle narici proprio sulla seduta della panchina. Quindi si allontana velocemente e subito dopo un altro ignaro bagnane si precipita ad accarezzare la seduta della panchina e porta quindi le mani sugli occhi e/o su naso e bocca.
Perché insisto su velocemente, rapidamente? Perché per infettarsi bisogna fare presto, ogni minuto che passa sempre più virus è inattivato dai raggi ultravioletti della luce solare. Già, i raggi ultravioletti sono i proiettili più efficaci per neutralizzare in tempi brevissimi il virus.
L’addetto che vediamo spruzzare la panchina di chissà quale prodotto sta sanificando una superficie coronavirus sterile.
Risorse che si buttano via e che potrebbero essere spese assai meglio in un momento così difficile per l’economia.
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