Recentemente la stampa locale ha pubblicato alcune riflessioni sulla ristrutturazione di Cattinara e Burlo, in particolare se il progetto non vada modificato anche alla luce dell’esperienza pandemica e se abbia ancora senso trasferire il Burlo a Cattinara. Poiché ciò condizionerà il futuro della sanità triestina sarebbe bene conoscere l’opinione dei due candidati a Sindaco, ai quali pertanto vanno indirizzate le seguenti considerazioni.
Il punto sulla ristrutturazione dell’Ospedale di Cattinara illustrato dal Direttore Generale di Asugi, Poggiana, ha suscitato non poche perplessità visto che il progetto sembra rimanere tale e quale a quello presentato nel 2012, quasi non fossero passati dieci anni e non ci fosse stata la pandemia che ha rivoluzionato gli schemi organizzativi e progettuali della sanità in tutto il mondo.
Dovunque è in corso un ripensamento degli ospedali facendo tesoro della lezione dataci dalla pandemia e da scenari che prospettano il ripetersi di simili aggressioni virali. L’albergaggio (stanze singole a pressione negativa), stanze quarantena ed isolamenti andranno considerati, e così percorsi separati, nuovi modelli di pronto soccorso, diverse modalità di accesso, ecc.
Di tutto ciò l’attuale progetto Cattinara con il Burlo accorpato sembra non tener debito conto.
Già, il Burlo. Nell’ottobre 2020 la Regione ha finanziato l’adeguamento delle nuove strutture per l’ospedale infantile con 7,2 milioni di Euro, a inizio 2021 è stato inaugurato il nuovo pronto soccorso costato 450mila euro, sono previsti ambulatori, ludoteche, foresterie, negli spazi esterni nuovi parcheggi. Ma cosa si farà di tutte queste risorse tra pochi anni se il Burlo andrà a Cattinara?
L’idea di trasferire il Burlo a Cattinara risale ad inizio secolo, sono passati oltre 20 anni e molti dei presupposti che ne motivavano la scelta sembrano venuti meno. Siamo oggi sicuri che il gioco valga la candela? Che non ci siano delle alternative per riqualificare e rilanciare l’IRCCS Burlo nell’attuale sede?
Ci si riferisce a tre linee strategiche per l’istituto pediatrico: mantenimento della qualifica di IRCCS, rilancio della ricerca in sinergia con altre realtà triestine (Università, Area di Ricerca, SISSA) –in particolare quella traslazionale- e miglioramento della sua complessiva attrattività sia clinica che di albergaggio. Si tratta di linee strategiche interrelate il cui accorto sviluppo con le risorse appropriate porterebbe il Burlo a rivestire un ruolo ancor più importante non solo nella realtà locale e regionale, ma anche in una macroarea che comprende Slovenia, Austria e Veneto.
Indubbiamente una variazione così importante del progetto originario deve avere compatibilità finanziaria, problema che va affrontato seriamente, perché i 30milioni indicati da Poggiana quale costo aggiuntivo per realizzare il progetto originario non sembrano realistici.
Una rivisitazione del progetto che veda il Burlo restare nella sua sede storica si accompagnerebbe alla possibilità di migliorare sensibilmente la riqualificazione del polo di Cattinara, in quanto la diversa destinazione dei volumi già previsti per l’istituto pediatrico consentirebbe un salto di qualità eccezionale delle degenze sotto gli aspetti di comfort, benessere e privacy dei pazienti, nonché della loro sicurezza.
La previsione di degenze solo in stanze singole sarebbe un autentico elemento caratterizzante: verrebbe garantita la privacy, si limiterebbero enormemente le infezioni intraospedaliere (non si pensi solo al COVID-19) e l’alto livello di albergaggio costituirebbe un elemento in più di attrazione.
Ovviamente Cattinara dovrà essere capace di garantire oltre all’umanizzazione anche flessibilità secondo le esigenze terapeutiche, sicurezza tecnico-costruttiva, spazi dedicati alla ricerca clinico-scientifica e alla formazione, oltre ovviamente a tecnologie diagnostico-terapeutiche al passo con i tempi.
In pratica si andrebbe a realizzare qualcosa di molto vicino ai modelli di ospedale elaborati da Renzo Piano.
E a tal proposito questa soluzione sarebbe anche coerente con il verde che secondo Renzo Piano dovrebbe esserci in gran quantità dentro e intorno agli ospedali. Così sarebbe salva la pineta di Cattinara, venendo meno l’esigenza di assicurare 770 posti macchina nel parcheggio sotterraneo previsti nell’ottica delle esigenze del Burlo, ne basterebbero molti di meno, circa 400, e gli alberi resterebbero lì dove sono.
In conclusione, per essere propositivi e operativi, proviamo a dire che dal “come” sarà il rinnovato polo ospedaliero dipenderà il futuro del comparto sanitario della città: semplice satellite della sanità udinese o veneta o autentico polo di alta specialità attrattivo e moderno?
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