La situazione delle case di riposo è diventata esplosiva e va affrontata adeguatamente e subito, non c’è più tempo.

Per questo ho presentato un’ interrogazione alla Giunta regionale per sapere se intende dotarsi di un piano operativo in tal senso, per cercare di bloccare un’evoluzione inarrestabile senza adeguate misure di contrasto.

Ma quali misure prendere? Già dieci giorni fa erano state indicate delle ragionevoli linee di azione, che però non sono state applicate. Ma ora bisogna agire senza perdere altro tempo.

Innanzitutto stabilire che i nuovi ospiti prima dell’ammissione nelle residenze siano “certificati indenni da malattia”, con almeno due tamponi negativi a distanza di più giorni, senza segni-sintomi tipici della malattia da più giorni e privi ragionevolmente di contatti-rischi nel periodo precedente, lungo un arco di tempo adeguato, da definire anche in base alle possibilità della struttura residenziale di mantenere l’ospite neo-accolto in iniziale isolamento.

Ovviamente questi criteri devono valere anche per i pazienti dimessi e trasferiti dall’ospedale.

Pare quindi necessario individuare strutture allo scopo di effettuare periodi di quarantena per i casi non necessitanti più di cure in ambiente ospedaliero (riducendo quindi permanenze improprie) o impossibili da attuare in regime domiciliare (quindi in fase pre-residenziale).

Ma dopo l’ingresso deve essere assicurato anche un sufficiente controllo degli ospiti, per cui il Piano dovrà garantire a tutte le residenze per anziani presenti sul territorio la risposta medica e gli eventuali accertamenti virologici in tempi ragionevoli (inclusa la comunicazione dei risultati), cosa di cui attualmente si sente la mancanza.

Come sembra mancare un’adeguata protezione del personale, o meglio questa è un po’ a macchia di leopardo, ma questa rappresenta un caposaldo di contrasto all’epidemia, per cui bisogna che le strutture residenziali siano inserite nelle liste di priorità di fornitura dei DPI coordinata a livello centrale, in particolare per le mascherine chirurgiche e FFP2.

Da ultimo ma altrettanto importante per contrastare il diffondersi dell’epidemia nelle case di riposo, vanno introdotte misure economiche volte a favorire la realizzazione di turni di servizio degli operatori (in primis delle Cooperative) presso un’unica struttura o comunque nel numero più basso possibile di strutture.

Insieme agli ospedali le case di riposo e le RSA sembrano essere i più importanti focolai di infezione (tanti operatori contagiati) per cui meritano il massimo impegno di contrasto all’epidemia.

Ricordiamo che è ormai assodato che la letalità del virus COVID-19 è marcatamente più alta nella fascia di popolazione over 70 anni e che vi sono circa 12.000 anziani ospiti distribuiti nelle circa 200 strutture residenziali presenti nel territorio regionale.

La protezione della popolazione anziana è un dovere morale e le misure di isolamento sono quelle più efficaci nella mitigazione del virus.

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