La LR n. 13/1995 aveva traghettato la sanità regionale verso la sanità moderna chiarendo il ruolo dell’ospedale e quello della sanità territoriale. La riduzione dei posti letto e lo sviluppo del territorio miravano ad aumentare l’appropriatezza e la qualità delle cure e non erano dettati da sterili logiche di razionamento delle risorse finanziarie. Negli anni questa complessiva impostazione avrebbe avuto bisogno di una revisione, di un rilancio e di una rimodulazione in rapporto all’evolvere delle tecnologie disponibili, della struttura della popolazione e dell’epidemiologia. Le riforme che si sono succedute hanno risposto poco e male e comunque parzialmente a questa esigenza.
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In particolare, la LR n.13/1995 aveva approcciato la problematica dei cosiddetti piccoli ospedali (ex articolo 21 della LR n. 13/1995), e i Piani a medio e lungo termine succedutisi non avevano dipanato la matassa: semplicistiche chiusure e parziali riconversioni hanno dimostrato negli anni di aver semplicemente depauperato l’assistenza sanitaria dei territori su cui quei piccoli ospedali insistevano allontanandosi proprio dai criteri di appropriatezza e efficacia delle cure. Le cause di questo mancato rinnovamento sono attribuibili a limitate capacità di visione politica e manageriale, ma soprattutto all’esigenza del contenimento della spesa e di un effetto collaterale negativo del processo di aziendalizzazione, ossia una gestione ragionieristica della sanità. Del resto sostenuta di fatto anche dal governo centrale con gli standard previsti dal DM 70/2015 “Balduzzi”, la cui validità viene ora messa in discussione proprio dalla pandemia, tenendo conto anche del fatto che Paesi europei quali Francia e Germania hanno un numero di posti letto molto più elevato in rapporto alla popolazione di quanto indicato dal suddetto DM.
Anche grazie al Recovery Fund sarebbe ora possibile superare quell’approccio limitante e ripensare ad un ruolo importante per i piccoli ospedali. Non si tratta di trasformarli in copie in scala di ospedali di rete, ciò non risponderebbe a criteri di efficacia e sicurezza, ma si può ipotizzare un loro ruolo quali presidi di prossimità attraverso l’attivazione/mantenimento di funzioni ospedaliere di base in raccordo con gli ospedali Hub. Potrebbero essere ospedali di Comunità (quindi eventualmente con presenza dei MMG), oppure presidi che comunque saranno a supporto delle comunità, con presa in carico integrata e cura di pazienti svolgendo, per di più, un attivo ruolo di accoglienza di prossimità. Possono svolgere funzione di filtro verso ospedali Hub consentendo a questi ultimi maggior spazio per occuparsi dell’alta specializzazione. E inoltre, come valore aggiunto, ciò garantirebbe la possibilità di una risposta di sistema assai più ampia e articolata nell’eventuale ripetizione di eventi emergenziali.

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