Dal quotidiano online TriestePrima dd 1 luglio 2024:
Il collega fotografo aveva accusato un infarto il 18 giugno 2023. Secondo una interrogazione presentata da Giulia Massolino, la prima ambulanza era giunta sul posto oltre mezz’ora dopo la prima chiamata al 112. “In caso di infarto la rapidità di intervento è fondamentale. In questo caso una ridotta tempistica avrebbe forse aumentato le probabilità di un esito favorevole per il paziente”
Se i soccorsi non fossero arrivati oltre mezz’ora in ritardo forse Paolo sarebbe ancora vivo. E’ il 18 giugno del 2023 e una persona telefona al 112 affermando di essere vittima di un infarto. Quella persona è Paolo Giovannini, collega e compianto fotografo triestino. Paolo non è morto quel giorno, bensì diversi mesi dopo e successivamente al trapianto che, disperatamente, era stato deciso per tentare di salvare il suo cuore, seriamente danneggiato dell’arresto cardiaco avvenuto una volta in ospedale. Oggi, a distanza di poco più di un anno dal malore subito nella sua casa di Roiano, il caso approda sul tavolo della Regione, istituzione per la quale Giovannini aveva lavorato seguendo i lavori del consiglio regionale. L’interrogazione è stata presentata da Giulia Massolino, consigliera del Patto per l’Autonomia nei giorni scorsi, dopo la richiesta di accesso agli atti presentata tempo fa. La Massolino, senza fare il nome di Paolo (lo facciamo noi, dietro consenso della famiglia, contattata da chi scrive), ha ricostruito la vicenda.
“La persona è stata connessa all’operatore della Sores a cui ha precisato di non riuscire a stare in piedi e di sentirsi svenire – questo l’attacco dell’interrogazione -. La telefonata al 112 è registrata alle ore 13.22, e una seconda chiamata al 112 è arrivata alle ore 13.39 (quindi 17 minuti dopo) da parte di un’agente della Polizia locale che riferiva di essere sul posto dove una persona aveva un possibile infarto. Sores ha attivato un’autoambulanza alle ore 13.32, 10 minuti dopo l’allarme, la quale è giunta sul posto alle ore 13.55, quindi 33 minuti dopo l’allarme. Quarantuno minuti dopo la prima telefonata Sores ha attivato un’autoambulanza Asugi con infermiere, la quale è giunta sul posto alle ore 14.08 (46 minuti dopo il primo allarme). Il paziente è stato ricoverato in Unità Terapia Intensiva Coronarica per infarto acuto del miocardio”.
Paolo Giovannini in ospedale aveva poi vissuto alti e bassi. Dopo il trapianto la situazione era leggermente migliorata, per poi invece andare incontro a numerose complicazioni fino al decesso, avvenuto circa nove mesi dopo l’infarto. Lo sconforto tra amici e colleghi è stato grande.
“Nei casi di infarto la rapidità di intervento è fondamentale, e dunque in questo caso una ridotta tempistica avrebbe forse aumentato le probabilità di un esito favorevole per il paziente – procede Massolino -. La zona dell’intervento si trova nell’area urbana di Trieste: in base alla vigente normativa il soccorso doveva essere garantito in un tempo massimo di 8 minuti. Arcs ha dato, per altro, solo parziale riscontro alla mia richiesta di accesso agli atti, non avendo trasmesso né le registrazioni audio, sostenendo che fosse impossibile depurarle dai dati sensibili, né il log dell’intervento. Non proprio un esempio di trasparenza, in un caso così delicato”.
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