L’Assessore alla Salute ha dichiarato che le “prime ventimila mascherine coprono tutti gli over 75”, precisando che tale “protezione, permetterà loro di abbattere un margine di rischio nello svolgere alcune attività essenziali come, ad esempio, fare la spesa”.

L’assessore ha lasciare ai sindaci di decidere le modalità di distribuzione delle mascherine insieme alla facoltà di individuare le priorità di azione.

Molti sindaci si sono riuniti e con un comunicato congiunto hanno rifiutato di assumersi tale responsabilità non avendo gli strumenti per decidere a chi dare prima e a chi dopo le mascherine che secondo l’Assessore proteggerebbe dal contagio. Secondo i sindaci le priorità dovrebbero essere indicate dalla sanità.

E’ una commedia degli equivoci.

Si è fatto credere, non si sa se per leggerezza o per calcolo, che con queste mascherine si possano difendere le persone che le indossano dal contagio, e da qui viene l’indicazione a dare la precedenza agli anziani over 75, in quanto sono i soggetti più a rischio in caso di contrazione della malattia.

Ma ciò non è assolutamente vero dal punto di vista scientifico. Queste mascherine sono simil chirurgiche, perché sono fatte per evitare che chi le indossa diffonda nell’ambiente goccioline di saliva che, se la persona è infetta, diffondono il virus, A questo fine si usano in chirurgia per far sì che il chirurgo non inquini il campo operatorio, ma già in operazioni più delicate vengono usati altri più efficaci presidi protettivi.

Quindi gli anziani non sarebbero affatto protetti da queste mascherine, anzi potrebbero trarre una falsa sicurezza e magari trascurare la distanza di sicurezza, che è fondamentale per la prevenzione.

Ma allora le mascherine chirurgiche non servono a niente?

No, servono a proteggere gli altri, non chi le indossa, e in tal senso diventano anch’esse misura fondamentale di prevenzione, p.es. se tutti gli operatori di una casa di riposo le indossassero si limiterebbe la diffusione del virus in quell’ambito, ma attenzione si attenuerebbe, non si eliminerebbe il rischio di contagio.

Quindi servono moltissimo, ma se indossate da chi deve proteggere e non da chi deve essere protetto (questi deve avere ben altre protezioni), e sempre parallelamente a tutti gli altri presidi/comportamenti anticontagio.

Distribuirle così alla popolazione pare poco utile e anche poco razionale, vista la carenza di mascherine. Occorrerebbe definire nell’ambito di un piano strategico le priorità, prima i servizi sanitari e quelli assistenza residenziale e sociale, poi i servizi essenziali come le forze dell’ordine e i pompieri, quindi il personale addetto alle vendite, e così via, dove le priorità sono individuate soprattutto in chi ha maggiori contatti con le persone e tra questi in chi ha contatti con persone a rischio.

Che fare dunque?

Bisogna rimodulare la distribuzione, poiché se si sbaglia bisogna correggere e almeno questa volta non perseverare con ostinazione.

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