Il fatto avvenuto il 29 aprile a Trieste nel rione di Valmaura – soccorsi attesi 23 minuti per un uomo morente – solleva diversi interrogativi.
Su temi così delicati non si possono fare congetture e per sapere con precisione cosa sia effettivamente accaduto occorrono precisi riscontri oggettivi. Questa volta la Procura ha aperto un’inchiesta, saranno quindi i giudici ad accertare fatti ed eventuali responsabilità.
Ma una cosa è fin d’ora certa, per un uomo in punto di morte nell’area urbana di Trieste i soccorsi sono arrivati dopo 23 minuti, lo ha certificato la stessa Sores – Sala operativa regionale emergenza sanitaria. A questi tempi siamo purtroppo abituati da quando il 118 di Trieste è stato chiuso per aprire la Centrale unica dell’emergenza a Palmanova.
Ma questa volta c’è un fatto nuovo: la Sores neppure due ore dopo il tragico evento ha fatto uscire un comunicato con il resoconto dettagliato dell’accaduto, cosa mai successa, almeno a mia memoria, e in questo comunicato si sottolinea ben due volte che i cittadini presenti sul posto accanto alla vittima si sarebbero rifiutati di eseguire le manovre di rianimazione proposte dall’infermiere della Sores.
Questi i due passaggi:
– “l’operatore Sores ha chiesto ai presenti sul luogo di intervenire con le manovre guidate di rianimazione riscontrando la loro opposizione “
– “il primo operatore Sores continuava a prestare assistenza cercando di far intervenire i presenti con le manovre guidate di rianimazione, continuando a ricevere un diniego”
Un messaggio forte, scioccante: c’erano persone, finanche la moglie, che avrebbero potuto aiutare l’uomo morente ma si sono rifiutate di farlo, nonostante l’insistenza dei sanitari della Sores.
Un messaggio sconvolgente tanto che i media si sono subito focalizzati su questo aspetto ed infatti la prima notizia apparsa a Trieste era titolata: “I PASSANTI SI RIFIUTANO DI FARE IL MASSAGGIO CARDIACO ALL’UOMO – L’uomo è quindi tristemente deceduto.”
E poi le agenzie nazionali “TRIESTE. MUORE CARDIOPATICO, ‘PRESENTI INDISPONIBILI A RIANIMAZIONE’ gli operatori non sono riusciti a convincere i presenti a praticare sull’uomo la rianimazione cardiopolmonare in attesa dell’ambulanza.”
Una figuraccia per l’intera città che sembra così abitata da individui cinici e indolenti.
La notizia è rientrata quando il quotidiano locale ha reso noto che inizialmente accanto all’uomo colpito da malore c’era solo la moglie, che poi avrebbe cercato di rianimare il marito con l’aiuto di un giovane accorso rispondendo alle invocazioni di aiuto della donna.
Perché la Sores ha voluto comunicare tutto ciò?
Sembra quasi il tentativo di voler a scaricare sugli astanti almeno una parte di responsabilità per la morte dell’uomo, e sminuire le conseguenze del ritardo di soccorso.
La Sores sottolinea anche, riferendosi alla moglie della vittima, che “la signora al telefono non ha saputo dare all’operatore la localizzazione precisa dell’evento”.
E anche qui sembra quasi che si sia voluta tentare un’ulteriore giustificazione del ritardo, chiamando in causa la moglie, rea di non aver saputo indicare con precisione il posto dove si trovava.
E la geolocalizzazione? Sono sette anni che ci ripetono che non serve avere in Centrale personale che conosce il territorio tanto ci sono tecnologie avanzatissime di geolocalizzazione che indirizzano infallibilmente i soccorsi.
Qui si pone il secondo interrogativo: perché in questo caso non ha funzionato la geolocalizzazione?
La Sores ha poi spiegato nel comunicato che in quei momenti “stava gestendo, su Trieste, 12 interventi con altri 6 interventi in attesa.”
Ma erano tutti interventi di emergenza? Perché se il soccorso di cui parliamo era stato classificato fin dall’inizio come rosso – così recita il comunicato Sores – non è stata inviata subito l’automedica di Opicina, che invece è stata allertata dopo oltre 10 minuti, alle 14.28? E nessun altro mezzo impegnato con codici più bassi poteva essere dirottato?
Per esperienza so che quando c’è un codice rosso si fa di tutto per arrivare in tempo, poiché codice rosso significa vita umana in pericolo, una volta si mandavano anche i pompieri se non c’erano altre possibilità.
Finora la conduzione della Centrale unica regionale dell’emergenza sanitaria non è sembrata improntata alla massima trasparenza. L’insolita rapidità della Sores nel comunicare ai media i dati dell’intervento, con l’inaccettabile colpevolizzazione dei cittadini, piuttosto che una svolta verso la trasparenza appare un’excusatio non petita. E decisamente maldestra.
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