L’AAROI – il sindacato degli anestesisti – sentito dalla 3° commissione consiliare ha confermato punto per punto le dure accuse sulla gestione dell’ultima ondata pandemica.

Immediata la risposta dell’Assessore alla Salute, per il quale in Friuli Venezia Giulia tutti i pazienti colpiti dal Covid sono stati presi in carico sempre all’interno degli standard previsti di sicurezza e di qualità del servizio ospedaliero.

Quindi pare che non conti nulla per la politica ciò che hanno detto i rappresentanti di quei medici che hanno operato in prima linea in condizioni organizzative e gestionali spesso indicibili.

Non conta nulla ciò che hanno dichiarato di recente i primari urologi del FVG sui gravi ritardi di cura dei tumori maligni, tanto da mettere a rischio il salvataggio di organi, come la vescica o il rene, e finanche la vita, quando non si fa in tempo e partono le metastasi.

E non conta nulla la denuncia degli internisti di Cattinara sui troppi pazienti che durante il ricovero sono stati infettati dal virus, pur degenti in reparti che avrebbero dovuto essere “puliti”, covid free.

Risale proprio a ieri la denuncia che arriva da Pordenone, dove si paventano gravi danni alla vista, fino alla cecità, per tante persone che stanno attendendo visite e interventi oculistici rinviati a chissà quando. E secondo il Palazzo le cure sarebbero garantite al meglio?

Per carità, il covid c’è, la pandemia è evidente in tutta la sua forza, nessuno si stupisce che il sistema ne abbia risentito e non possa garantire le stesse performance di prima. E’ evidente a tutti e nessuno pretende l’impossibile, ma si pretende la verità, perché seppur con limitazioni forse si poteva fare un po’ di più.

Gli errori della prima ondata sono stati in parte inevitabili e quindi scusabili, ma perché nasconderli? Piuttosto da essi si poteva trarre insegnamento per migliorare le chance di contrasto al virus nella seconda e terza ondata.

Ecco, comunicare che tutto va bene denota una dissociazione tra quello che è il pensiero ostentato dal Palazzo e quella che è la realtà che i cittadini e i professionisti della salute vivono ogni giorno. In medicina la dissociazione tra pensiero e realtà ha un nome: schizofrenia, ed è la condizione psichiatrica tra le più temibili, perché di difficile approccio e ancor più difficile guarigione.

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