Siamo di nuovo alle prese con i sondaggi sul gradimento del sistema sanitario, che poi vengono usati per formare graduatorie di merito, o demerito, tra le varie regioni italiane. Ma non dobbiamo dimenticare che si tratta appunto di sondaggi, quindi di opinioni per lo più basate su esperienze personali, o di familiari o conoscenti, e non di dati oggettivi sulla effettiva performance dei sistemi sanitari.

Intendiamoci, ben vengano i sondaggi che misurano la soddisfazione dei cittadini sui loro servizi sanitari, ma dovrebbero servire per individuare i punti di debolezza del sistema per correggere cosa non funziona, non per allestire passerelle volte a mettere in mostra chi ha più muscoli, tipo concorso di body building.

Quando, tanti anni fa, dirigevo il 118 a Trieste i report annuali di apprezzamento del pubblico sul servizio ci davano spesso sopra il 90% di gradimento, cosa di cui ero ovviamente contento, ma era il servizio che si doveva dare ai cittadini, e allora preferivo soffermarmi sul quel 10% o meno di insoddisfazione per trarre spunti di miglioramento, piuttosto che nascondere la polvere sotto il tappeto, come in uso di questi tempi.

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