La sensazione è che la situazione sia un po’ sfuggita di mano, con pattugliamenti per terra, aria e mare che evocano scenari di guerra, e sanzioni molto pesanti per azioni che, anche se vietate, sono sostanzialmente innocue.

Il virus non si diffonde all’aria aperta se si rispettano le distanze di sicurezza e si evitano assembramenti.

La principale via di contagio è quella respiratoria, da qui la necessità di indossare mascherine negli ambienti chiusi. Ma è possibile anche la diffusione toccando superfici infette, dove il virus potrebbe persistere per alcune ore o forse più, ma viene immediatamente eliminato con le opportune misure igieniche, come indicato dal Ministero della Salute.

L’organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’attività fisica, camminata, corsa o pedalata (ovviamente rispettando le distanze di sicurezza) proprio per mantenerci sani in questo momento difficile; il prof. Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha recentemente ricordato che camminare e correre rafforza le difese immunitarie, e si è dichiarato contrario al divieto.

E’ ormai noto che il virus si diffonde soprattutto in ambito ospedaliero e nelle case di riposo, e purtroppo in questi ambiti molto complessi sembra si faccia fatica a riuscire a mettere in campo interventi altrettanto vigorosi e rigorosi.

Bisogna osservare le disposizioni, questo non si discute. Se un’attività è vietata perché in generale potrebbe mettere a rischio delle persone il divieto va osservato. Ma le autorità competenti hanno il dovere di assicurare che vi sia la necessaria proporzionalità fra le limitazioni alle attività e i benefici che si ottengono, fra la pericolosità dei comportamenti e la severità di controlli e sanzioni.

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