È successo a Trieste. Questo il racconto del padre:
“Ieri sera alle 23.24 ho chiamato il 118 in quanto mio figlio stava soffocando con una pastiglia durante le operazioni per cercare di liberare le prime vie aeree ho chiamato appunto il numero unico e nel passaggio dal 112 al personale sanitario è caduta la linea. Nella seconda chiamata spiegando tutto in modo concitato sono stato messo in attesa per quasi tre minuti, nel frattempo in qualche modo la pastiglia è scesa, a quel punto mi hanno risposto chiedendomi se desideravo una ambulanza che è stata rifiutata in quanto ho deciso di portarlo autonomamente al Burlo con mezzi propri per una visita di controllo in quanto lamentava dolori in gola. Trovo scandaloso che in un momento di emergenza abbia perso 5 minuti in due chiamate e senza risposta da parte del personale sanitario.” (lettera firmata)
Per fortuna è andata bene, anche perché il padre, che ha lavorato nella sicurezza e ha avuto una formazione di primo soccorso, non ha perso la testa e ha messo in atto le misure salvavita previste per l’ostruzione delle vie aeree.
Questa testimonianza ricorda ancora una volta che il sistema di emergenza così come configurato a Palmanova non funziona a dovere. Eppure, dopo 7 anni di disservizi e ritardi di soccorso, i decisori politici si ostinano a mantenere questo “modello”.
Dovrebbe essere chiaro a qualsiasi persona dotata di buon senso che far passare la telefonata a due operatori per lo meno raddoppia i tempi, se poi il primo operatore è un centralinista formatosi nei call center commerciali, e non un professionista esperto, avrà bisogno di più tempo per capire la situazione. E così i minuti corrono tra passaggi di chiamate, attese, ripetizioni, compilazione di moduli, e come niente passano 5 minuti. Come in questo caso, che si è risolto felicemente, ma in quanti altri casi con arresto respiratorio o cardiorespiratorio tutti questi minuti sprecati sono stati fatali? Chi lo sa, i dati relativi ai tempi di soccorso non sono pubblici, nonostante gli elogi della trasparenza.
E allora bisogna continuare a segnalare, denunciare ogni singolo episodio di disservizio, di ritardo di soccorso, con la speranza che una forte pressione dell’opinione pubblica possa indurre la politica a scelte più ragionevoli.
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