La segnalazione di ieri sul Pronto Soccorso di Gorizia ha suscitato molteplici reazioni. La maggior parte non ha condiviso il comportamento del medico del PS, altri – pochi – ne hanno invece sostenuto l’operato. Di questi qualcuno si è sorpreso che io avessi pubblicato tale segnalazione, addirittura insinuando chissà quali interessi politici.

Credo quindi necessario, anche perché chiamato in causa, fare chiarezza sull’argomento.

Ci sono essenzialmente due modi per impostare l’attività di un servizio pubblico:

1) lavorare per COMPETENZE, ovvero fare solo ciò che compete per legge e regolamenti, e nel caso concreto credo sia stato seguito questo schema: l’urgenza è finita, la signora non è in pericolo immediato, quindi il PS non ha più competenza ad occuparsene, ci sono i parenti, provvedano loro, non importa se è sera tardi, non importa se le cure distrettuali saranno accessibili solo domani mattina;

2) lavorare per PROCESSI, ovvero cercare di risolvere i problemi dell’utente, ovviamente nel limite delle possibilità e disponibilità di risorse, e nel caso concreto occuparsi della signora anche cessata l’urgenza, perché è un malato fragile che comunque ha bisogno di assistenza, anche se non più di cure mediche urgenti, si sa che di notte i distretti non lavorano, le figlie chiedono un po’ tempo, fino a domani mattina, per organizzare un ritorno a casa più agevole e sicuro.

Il Pronto Soccorso è rimasto l’unico servizio accessibile 24 ore su 24, di notte e nei festivi, rappresenta l’unico riferimento certo per chi sta male, vista le crisi del 118 dopo l’accentramento a Palmanova e della guardia medica, presente a pelle di leopardo. C’è chi abusa del PS? Qualcuno forse sì, ma pochi, la maggior parte non sa più a chi rivolgersi, perché non trova risposte sul territorio.

Il nemico di chi lavora in PS non sono i malati e i loro familiari, sono coloro che ci hanno ridotto in queste condizioni operative e non fanno nulla per risolvere. Anzi fanno di tutto per nascondere i problemi e addirittura addossare improbabili colpe agli stessi cittadini, come ad esempio il non saper autoprescriversi il codice di priorità.

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