La notizia riportata dalla stampa locale del contagio alla residenza “La Primula” suscita sconcerto e vero allarme. Inevitabili molte riflessioni e domande. Ma innanzitutto un pensiero di solidarietà e vicinanza va ai congiunti delle vittime.

Di fronte al dato reso noto di tutti i 40 anziani ospiti contagiati e di 8 su 22 operatori, si genera immediatamente il quesito: quali misure sono state prese mentre cresceva questa tragica serie di fatti, certamente sviluppatasi in più settimane? Come sono intervenuti il Distretto di riferimento ed il Dipartimento di Prevenzione ai primi segnali per verificare le modalità di insorgenza e trasmissione? Sono state verificate periodicamente le condizioni di questi anziani, verosimilmente fragili? Si sono accertati continuativamente che fossero disponibili ed usati correttamente i dispositivi di protezione (mascherine, guanti, ecc.), sia da parte del personale che degli ospiti?

Come non sollevare questi dubbi su fatti che si manifestavano in modo ingravescente e continuo, drammatico, addirittura con riscontro di decessi (otto in pochi giorni)?

Senza alcun intento di accanimento, ma di ricerca della verità, anche perché la vicenda non sembra nemmeno isolata, se nello stesso articolo un altro responsabile di ben due strutture residenziali ha dichiarato che dall’ospedale ci sono stati invii di pazienti infettati ed infettanti, non adeguatamente sottoposti a screening virologico Come mai, da settimane al corrente di questi focolai epidemici, non si sono ad oggi ancora adottate contromisure di riconoscimento immediato o quantomeno precoce dei casi positivi, facendo eseguire controlli stringenti e seriati su tutti i residenti e lavoratori delle case di riposo? E quali interventi sugli ospedali?

Serve ora un approccio tecnico valutativo che partendo dall’analisi anche spietata dei dati offra solide basi per intervenire dove c’è più rischio di diffusione del virus, quindi ospedali , case di riposo, RSA, altrimenti conteremo altri morti, e tanti, troppi.

Ma pensare un intervento non è solo annunciarlo, significa produrre un documento programmatico che non sia una dichiarazione del “dover essere”, ma che abbia le caratteristiche di fattibilità, che indichi le priorità e che simuli e preveda l’impatto organizzativo.

Di questo interrogherò la Giunta regionale perché credo che solo così, con un sistema trasparente e senza paura del dato, anche se denuncia insuccesso, si può attivare la “spirale“ virtuosa di una gestione improntata alla “qualità”, che è la più efficace arma contro l’epidemia.

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