Il 19 ottobre verrà discussa in Consiglio regionale la mozione per riqualificare il modello organizzativo del Sistema di 118, che propone il ritorno alle Centrali operative provinciali e il ripristino della chiamata diretta al 118, senza passare per Palmanova. Ciò significa anche il ritorno del 118 a Trieste, per cui sarebbe bene conoscere l’opinione dei due candidati a Sindaco, ai quali vanno pertanto indirizzate le seguenti considerazioni.
In Friuli Venezia Giulia, come in altre regioni italiane, si è proceduto all’accorpamento delle preesistenti Centrali operative provinciali 118 in nome di una razionalizzazione che nelle attese del legislatore avrebbe dovuto coniugare importanti risparmi di risorse a sensibili aumenti di qualità dei servizi. Tali attese fideistiche prive di supporti scientifici, nonché di serie simulazioni, non hanno dato i risultati sperati né potevano darli, perché non esiste automatismo tra l’aumento delle dimensioni dei bacini di utenza e miglioramenti nella performance delle aziende o nelle economie di scala, e perché l’accorpamento in sé non è condizione necessaria, né sufficiente per realizzare l’integrazione dell’assistenza sanitaria.
Nella nostra regione l’accorpamento delle Centrali ha prodotto un notevole aumento dei costi a fronte di un contestuale calo di qualità dei servizi, riscontrati dalla stessa magistratura contabile che ha messo in luce un grave peggioramento dei tempi di soccorso (Deliberazione della Corte dei Conti n. FVG/ 33 /2018/SSR).
L’operatività del Sistema 118si esplica mediante l’attivazione, l’interazione e la cooperazione sinergica, tempo dipendente, di operatori di Centrale ed equipaggi di soccorso a bordo di mezzi distribuiti strategicamente su vasti bacini territoriali, e quindi il Sistema 118 risulta una struttura ad elevata complessità organizzativa e gestionale del Servizio sanitario pubblico, che deve garantire omogeneità organizzativa e di prestazione nell’intero ambito territoriale.Il governo del sistema 118 si identifica con la Centrale operativa, che è il centro direzionale che assicura in tempo reale il “medical control” di sistema, la gestione del personale, la soluzione dei conflitti e dei problemi, il risk management, la formazione del personale, il rapporto puntuale e continuo con le altre istituzioni territorialmente convergenti a livello provinciale (Prefettura, Questura, Carabinieri, Vigili del Fuoco etc).
Risulta sicuramente appropriato ricercare l’omogeneità organizzativa e di prestazione sul territorio regionale, ma questa va perseguita attraverso l’elaborazione di protocolli operativi comuni, e non si realizza di certo attraverso l’accorpamento tout court delle centrali operative.
In quest’ottica la dimensione provinciale dei Sistemi 118 appare necessaria, logica e strategica, in quanto tarata sulla reale complessità di governo capillare dei soccorsi a livello di territori omogenei, nonché sulla gestione delle centinaia di unità di personale assegnato, tra medici, infermieri e autisti soccorritori, delle risorse tecnologiche e del parco mezzi.L’ottimale continuità dell’assistenza tra il momento del soccorso extraospedaliero e quello delle cure intraospedaliere deve essere garantita dall’integrazione funzionale del Sistema 118 nel Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA).
L’introduzione maldestra del numero unico 112 ha largamente disatteso le aspettative di chi ha voluto imporlo quale unico modello possibile, ma soprattutto ha determinato errori e ritardi nelle attività di soccorso.Il modello di Numero unico di Emergenza (NUE) 112 adottato nel nostro Paese prevede il doppio passaggio della chiamata di soccorso, che allunga i tempi, in quanto costringe chi chiama a sottoporsi a due interviste, la prima da parte del centralinista 112 e la seconda con l’operatore del servizio competente 113, 115 o 118.
L’impiego nelle Centrali 112 di personale cosiddetto “laico”, ovvero senza adeguata conoscenza ed esperienza delle situazioni di emergenza, e spesso privo di conoscenza del territorio, è frequente causa di errori, sia nella valutazione delle situazioni, sia nella localizzazione dell’evento e conseguente invio del soccorso.
La direttiva della Commissione 91/396/CEE ha stabilito che ogni Stato membro debba adottare il 112 come numero unico europeo per le chiamate di emergenza, ma prevede anche che i Paesi membri possano mantenere i numeri nazionali d’emergenza affiancando a questi il 112: “Il numero unico europeo per chiamate di emergenza viene introdotto, ove opportuno, parallelamente a ogni altro numero nazionale esistente per tali chiamate” (Articolo 1, comma 2).
Quindi la normativa europea consente che i numeri di emergenza nazionali rimangano attivi parallelamente al 112 e ciò avviene in molti altri Paesi europei, come per esempio nelle confinanti Francia (15 per ambulanze, 18 per i Vigili del fuoco e 17 per la Polizia), Austria (Polizia 133, ambulanze 144 e Vigili del fuoco 122), Slovenia ( 112 per ambulanze e Vigili del fuoco, 113 per Polizia).
Le esperienze maturate nelle regioni dove è stato adottato il NUE 112 hanno evidenziato un incremento di errori, ritardi, disservizi, anche ad esito letale, che pare inaccettabile, oltre ad un aumento dei costi che gravano sulla collettività per avere un servizio di soccorso più lento e meno puntuale.
Vanno quindi ripristinate le Centrali operative 118 su base provinciale, integrate nel Dipartimento di emergenza, e va a riorganizzato il numero unico 112 in modo da consentire ai cittadini di chiamare direttamente il 118, mantenendo il numero unico 112 in parallelo.
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