L’art. 66 LR n. 22/2019 prevede l’istituzione del Nucleo regionale di controllo con il compito di coordinare i controlli sui requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi delle strutture per anziani. Ho chiesto alla Giunta regionale se questo Nucleo sia stato attivato e, in caso affermativo, quali attività abbia intrapreso in merito, vista la palese situazione di rischio esistente, e, in caso negativo, per quali motivi non è stato attivato.

Ho ritenuto doveroso presentare un’interrogazione sul tema della vigilanza perché quanto accaduto nelle strutture per anziani di Trieste, ma anche in altre zone della nostra regione, ha messo in evidenza che non sono stati adottati tempestivamente dei protocolli di minimizzazione del rischio per gli ospiti e i lavoratori di quelle strutture. Si ricorda inoltre che proprio gli ospiti anziani che spesso presentano patologie croniche e degenerative sono quelli per cui il COVID-19 si è rivelato più letale e che l’alta incidenza di mortalità tra gli operatori è verosimilmente legata all’alta carica virale che questi assorbono nello svolgimento del loro lavoro.

L’ASUGI, ad esempio ha redatto un piano specifico per le strutture per anziani in grave ritardo, appena il 27 marzo, un mese dopo lo scoppio dell’epidemia a Trieste.

Nell’attesa di elaborare un piano più dettagliato, ai fini di minimizzare il rischio di diffusione del virus all’interno delle strutture di prevenzione si sarebbero potuti applicare alcuni protocolli emergenziali derivanti dalle conoscenze scientifiche disponibili e dalla conoscenza del sistema della residenzialità per anziani quali: il distanziamento fisico, l’uso di appropriati dispositivi di protezione individuale, l’accorgimento di evitare che il personale di cura operasse su più residenze, l’accoglimento di pazienti non infetti dall’Ospedale o da RSA (e quindi l’effettuazione di tamponi in uscita dall’Ospedale e relativi percorsi di quarantena), percorsi e relativi spazi di quarantena interni, solo per citare i più impattanti.

Se fin da subito fossero state elaborate le suddette misure si sarebbe potuto rilevare la problematicità per alcune strutture di rispettare protocolli di prevenzione efficaci, ed è qui che entra in ballo il tema della vigilanza oggetto dell’interrogazione alla Giunta.

La verifica del rispetto dei requisiti strutturali tecnologici e organizzativi in alcune strutture note per essere problematiche -se fatta immediatamente allo scoppio dell’epidemia- avrebbe potuto individuare anelli deboli nella catena di protezione.

Come detto, situazioni problematiche si sono riscontrate in più municipalità della Regione colpendo diverse strutture per anziani e pertanto la questione della vigilanza sui requisiti di tali strutture abbraccia una responsabilità (di coordinamento) in capo alla Regione e nella fattispecie in capo alla Direzione Centrale Salute. Infatti, proprio l’articolo 66 della LR n. 22/2019 prevede l’istituzione (con apposita Delibera) del Nucleo regionale di controllo in seno alla Direzione Centrale Salute con il compito di coordinare e verificare l’appropriatezza e l’uniformità dei controlli di competenza degli enti del Servizio sanitario regionale sulle prestazioni sanitarie e sociosanitarie erogate sia dalle strutture pubbliche che dalle strutture private (comprese le strutture di assistenza residenziale e semiresidenziale per anziani non autosufficienti).

Ferme restando le funzioni e le responsabilità di vigilanza delle Aziende Sanitarie, la regia centrale della Direzione Centrale Salute avrebbe permesso di coordinare e dare impulso alle verifiche del caso anche in vista della fissazione di ulteriori requisiti, in questo caso non rivolti all’accreditamento, ma ad un piano di prevenzione anti COVID-19.

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