E’ successo a Trieste lo scorso 29 giugno nel rione di Rozzol, a meno di 2 km dall’ospedale di Cattinara.

Questo il racconto del figlio:

“Segnalo quanto successo sabato 29/6 conclusosi con il decesso in casa di mia madre. Sabato scorso esco di casa per comperare quanto necessario per festeggiare il compleanno di mia madre che cadeva domenica 30/6. Tornato a casa alle 11.40 ho trovato mia madre rannicchiata ai piedi della scala a chiocciola in taverna ancora vigile ma con una frattura esposta alla gamba e con una ferita sanguinante al capo. Telefonato al 112 evidenziato la gravità per una donna di 92 anni che peraltro non poteva muoversi e che personalmente non mi fidavo a spostare non sapendo se ci fossero lesioni più gravi, dopo 18minuti ho richiamato dicendo che non era arrivato ancora nessuno comunicando che mia madre diceva di stare molto male e che avevo dovuto mettere una coperta di lana perché stava diventando fredda, mi dicevano ambulanza in arrivo. Sono arrivati a sirene e spiegate dopo circa 8/10 minuti, constatano una situazione molto grave perché chiamano il medico con l’unità mobile del 118 che arriva 5/8 minuti dopo. Vista la mia agitazione non ricordo i tempi esatti ma a volte il tempo è fondamentale. Arrivato il medico mia madre era ancora viva, intubata vena in giugulare vedevo che muoveva ancora un piede. Poi si è bloccata per intervenuto arresto cardiaco. Sono seguiti 15-20 minuti di massaggio cardiaco. Dopo un’ora circa dalla chiamata alle 12.49 viene dichiarata morta. Personale che si è dato da fare sino all’ultimo, ma dover stare a spiegare 2 volte cosa fosse accaduto a chi forse non si è forse reso conto della gravità, e magari anche non conosce Trieste forse ha portato a questo.”

Il figlio con una successiva nota ha voluto aggiungere:

“Gli operatori hanno dato il massimo sin dall’inizio e li ringrazio anche per la sensibilità nella ricomposizione della salma post decesso, quello che è da condannare è l apparato/persone che sovraintende il tutto e che continuamente da segni di una profonda disorganizzazione.”

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