Nella nostra regione è stata data priorità per la vaccinazione anti-covid alle persone disabili che si trovano in situazioni di particolare vulnerabilità. Provvedimento molto giusto e opportuno, ma previsto solo per chi è accolto presso i servizi residenziali o semiresidenziali, rimanendo esclusi coloro, che pur gravemente disabili, sono assistiti a casa. Perché?

Non si capisce il motivo di tale disparità di trattamento tra soggetti parimenti vulnerabili, tanto che l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare e l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica hanno lanciato un appello volto a correggere tale iniquità.Le due benemerite associazioni si occupano di soggetti estremamente vulnerabili affetti da malattie neurologiche che colpiscono l’apparato respiratorio e che necessitano della ventilazione assistita, o con gravissime disabilità motorie, non autosufficienti.

Queste persone vengono ogni giorno a contatto con chi li assiste a domicilio, quindi con forte rischio di essere contagiati dai propri caregiver, perché badanti e familiari, a differenza degli operatori delle strutture socio-sanitarie, non possono almeno per ora accedere alle vaccinazioni. E anche su questo bisognerebbe fare delle riflessioni.

Ho quindi interrogato la Giunta per conoscere se non ritenga doveroso e urgente correggere il provvedimento assunto al fine di consentire la vaccinazione anti-covid anche ai disabili gravi assistiti a domicilio. E per quei soggetti vulnerabili che hanno difficoltà oggettive a recarsi nelle strutture pubbliche, dovranno predisporsi appositi protocolli per poter essere vaccinati a casa, prevenendo ostacoli burocratici e carenze organizzative.

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