E’ il 29 maggio 2020, sera. Un uomo di 50 anni cade in acqua da un pontile della triestina della vela e muore. Il fatto desta scalpore poiché chi ha chiamato il 112 dichiara alla stampa che i soccorritori ci avevano messo una buona mezz’ora prima di arrivare. “Anziché raggiungere il punto dove eravamo noi – racconta il testimone – ci cercavano nel porticciolo di Eataly. Io ho detto chiaramente di venire al pontile Istria, ho dato le indicazioni giuste. Si parla di un malore fatale, il caso viene chiuso, ma resta l’interrogativo sul perché i soccorsi ci abbiano messo tanto? La caserma dei pompieri è a 3 km di distanza, con la sirena a quell’ora si arriva in 3-4 minuti e lo stesso vale per l’automedica, la cui sede si trova a 2 km e mezzo.

Non è il primo ritardo dei soccorsi dopo l’avvio della Centrale di Palmanova  e così ho ritenuto di fare un’interrogazione alla Giunta regionale. Nessuna risposta. Volevo vederci chiaro, troppe cose non quadravano, allora ho deciso di indagareda  solo e ho richiesto  l’accesso agli atti documentali della Centrale di Palmanova. .

E quel che è successo può sembrare incredibile, ma è tutto documentato, tutto registrato.

Ci sono voluti parecchi mesi e molte insistenze per ottenere le “carte”, ancora adesso, passati 8 mesi, non mi è arrivato tutto, ma abbastanza per farmi un’idea di cosa è successo quella sera. 

Alle 22.07 arriva al 112 la richiesta di soccorso  per uomo caduto in mare a Trieste dal pontile Istria, Società triestina della vela,” – la chiamata  viene passata alla Centrale dell’emergenza sanitaria –  sono avvisati “per conoscenza” Vigili del fuoco e  Capitaneria di Porto. 

Dai report risulta che in quei primi minuti l’uomo caduto in mare “sta nuotando ma affaticato”, quindi è vivo.

La Centrale assegna un livello di criticità verde.  Alle 22.15 – sono passati 8 minuti dall’allarme – viene fatta partire l’autoambulanza.

Alle 22.19  l’uomo, secondo i report, è “vigile ma con respirazione anormale”,  il codice diventa giallo.

Alle 22.27 – 20 minuti dopo l’allarme – la Centrale registra l’arrivo sul target dell’ autoambulanza. Ma è sul posto giusto? Non è chiaro.

Alle 22.44  la Centrale annota che “si ricontattano VVFF e Capitaneria che non vedono nessuno per cui si richiama. Alla terza chiamata ci dice che è sotto una barca.” Quindi è ancora in acqua? Sono passati 37 minuti dall’allarme.  Alla fine l’uomo viene tratto a riva, si prova a rianimarlo, ma è ormai deceduto.

Questi i fatti.  Che sollevano non pochi interrogativi.

Perché ci sono voluti 8 minuti tra l’arrivo della telefonata  e l’invio dell’autoambulanza?  Perché il codice verde per un uomo  caduto in mare, di sera e quindi al buio, e all’interno di una marina, dove cadendo in acqua tra le barche si può impattare su cavi e catene d’ormeggio?  Perché c’è voluta oltre mezz’ora per individuare il target esatto? E perché il 112 ha trasmesso l’allarme prioritariamente al soccorso sanitario e solo per conoscenza ai Vigili del fuoco, quando è evidente  la priorità del soccorso tecnico visto che le cure possono essere prestate solo dopo che la persona  è recuperata e tratta a riva? Infine, è stata avviata la procedura indicata  dal DM 11 dicembre 2009 per gli eventi avversi?

Su questo ho interrogato la Giunta. E’ chiaro che alla luce dei ritardi di soccorso  che continuano ad essere segnalati in tutta la regione  quanto accaduto non sembra casuale ma derivare da errori di sistema. Serve un’analisi approfondita, perché bisogna fare qualcosa, e in fretta,  visto che parliamo di salute e sicurezza delle persone.

Categories:

Tags:

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *