Ieri ho ricevuto l’ennesima richiesta di aiuto di un cittadino di Monfalcone, vittima della sanità, che aveva invano scritto al Presidente della Giunta regionale e all’Assessore alla Salute.

“Dott. Zalukar, (…) chieda cortesemente in Consiglio quando riapriranno le sale operatorie per tutti quegli interventi “normali”. Io sono 5 mesi che porto catetere sovrapubico con visite per sostituzione catetere (dolorosissime) ogni 3 settimane a Gorizia/Urologia, fra rischio di infezioni e dolori, quando con un intervento di un’ora si poteva risolvere, risparmiando tempo, denaro e sofferenze! Così centinaia di persone che soffrono in attesa (fino a chissà quando, accumulando migliaia di interventi arretrati). E si che bastava impiegare un ospedale per interventi Covid e l’altro per i negativi al tampone. La ringrazio per un suo interessamento.” (Lettera firmata)

E così ho fatto la quarta interrogazione alla Giunta regionale sul perché si continua a non applicare la norma sulle liste di attesa, la LR n. 7/2009; l’Assessore alla Salute si era per tre volte impegnato a presentare le relazioni e i monitoraggi sui tempi di attesa, ma tali impegni non sono mai stati onorati.Né questi ritardi sembrano giustificabili in toto dall’emergenza COVID-19, visto che risultano mancanti anche relazioni e monitoraggi del 2018 e 2019, quindi in tempi ben precedenti alla pandemia, segno che forse già allora non c’era sufficiente attenzione dell’esecutivo ai bisogni di salute dei cittadini.

Tra gli effetti dell’emergenza COVID-19 a forte impatto sulla salute c’è l’allungamento dei tempi di attesa per le cure, la cui esplosione innesca un’involuzione del sistema sanitario con ripercussioni sui cittadini sia in termini di salute (mancate o ritardate cure con conseguente aumento della mortalità, morbilità e cronicità) che economici (impoverimento causato dal ricorso al privato).

E allora ho posto un secondo quesito alla Giunta: perché non c’è ancora una strategia per fronteggiare questa enorme criticità?

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