La chiusura degli impianti sciistici decisa all’ultimo minuto è paradigmatica di una strategia di gestione dell’emergenza che procede a tentoni.Diciamolo chiaramente, la strada da percorrere è stretta: da una parte la tutela della salute e dell’altra la salvaguardia di interi settori economici e produttivi. Ciò che emerge di rado è che senza la produzione al completo (tutti i settori, quindi) la sanità non si finanzia e certo i danari del Recovery Fund non saranno sufficienti.

Preoccupano le varianti del virus i cui impatti sono ancora in fase di verifica, la complessiva efficacia dei vaccini (anche come contenimento alla trasmissibilità) è sotto esame e l’agognato effetto gregge è di là da venire.Il sistema sanitario si trova quindi a fronteggiare problemi clinici e organizzativi non comuni e questo lavoro richiede di essere portato avanti con scientificità e lucidità adottando misure realmente efficaci che non vadano a ledere in maniera sproporzionata altri settori economico-produttivi.

Venendo allo sci, ad esempio, le probabilità di contagiarsi all’aperto sulle piste è pressoché nulla. Nelle seggiovie e negli impianti di risalita al chiuso si poteva ridurre la capienza e imporre l’obbligo della mascherina FFP2 che protegge al 95%. Alberghi e ristoranti della montagna, anche a capienza limitata, avrebbero comunque preso una boccata di ossigeno e il rischio di contagi sarebbe stato minimo.

È necessario un cambio di strategia che contemperi le ragioni della salute con quelle dell’economia perché queste non sono antitetiche, ma complementari e fors’anche supplementari (quando grazie alla crescita economica si riescono a fare investimenti per migliorare la salute). Siamo vicini al punto di non ritorno per interi settori che porterebbero ad un calo del PIL strutturale difficilmente reversibile nonostante i finanziamenti europei.

Certo, bisogna sforzarsi e trovare soluzioni efficaci e concrete e soprattutto mirate e proporzionate alla situazione epidemiologica e sanitaria dei diversi territori.Benché il Ministro della Salute sia rimasto lo stesso, dal nuovo Governo ci aspettiamo un approccio più razionale che superi la strategia del terrore.

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